Tutto in una notte

Riprendo più o meno da dove ho finito, ossia il genere action.

C’è un periodo del cinema americano che ritengo il più vivace, il più imprevedibile, ed è quello a cavallo degli anni ’80. Oltre agli “infiltrati” Spielberg e Lucas, c’erano Raimi, Abrahams, i fratelli Zucker, Kasdan, Zemeckis, Dante, e c’era anche John Landis, uno che infilava spesso comparsate dei suoi colleghi (qui c’è pure Cronenberg, non riconosciuto però); in questo film recita pure, e fa l’agente segreto medioorientale, uno che non parla mai e combina casini a non finire con tutto ciò che gli capita a tiro. A farmi muovere verso la terza visione (ci sono film che ho visto almeno una dozzina di volte, preoccupatevi…), sono stati quindi il nome del regista ma anche gli attori, una splendida, giovane (e in formissima, per non dire altro…) Michelle Pfeiffer e il sornione Jeff Goldblum. Poi c’è la storia, che rimanda certamente a Fuori orario di Scorsese, quasi riprendendone il modus operandi, il plot, anche se la dimensione temporale è un pò più dilatata; le disavventure del protagonista insonne sono un pò meno grottesche, ma divertono lo stesso.

Poi c’è un brano della colonna sonora, una canzone di B. B.  King che ha segnato la mia prima adolescenza, Into the night, non chiedetemi perché. Ecco il motivo iniziale per cui ho visto il film, ma negli anni quest’ultimo è diventato un piccolo cult.

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