Get shorty

Anzitutto le citazioni. A parte i film immaginati di serie B, John Travolta, protagonista del film, va a vedere L’infernale Quinlan (50° nella Top 100 di questo blog) al cinema, ma poi riconosce in tv anche Un dollaro d’onore (65a posizione): si vede che ama il cinema, e trovarseli tutti e due aumenta il grado di cult per Get Shorty. Poi c’è la mafia, c’è Escobar (Pablo? Che va a vedersi Lo squalo? Ma quando è ambientato???), ci sono gli strozzini, che inseriti a Los Angeles, o più precisamente a Hollywood, ad un certo punto provoca un corto circuito cinefilo; ad aumentare le probabilità per confonderci ci pensa anche Harvey Keitel, nel finale, in un cameo.

Qui il cinema parla di cinema, come viene fabbricato, perché vedersi Gene Hackman che fa il produttore di poco più che infimo livello, e Danny De Vito (lo shorty del titolo) che fa la star non più incompresa (bellissima la scena del pranzo con gli altri protagonisti, dove ordina fuori dal menù e se ne va prima dell’arrivo delle ordinazioni), e pure un’attrice disillusa come quella di Renè Russo, fa amare questo film. Era pure il decennio di John Travolta, ammettiamolo, che nei ’90 ne ha fatte di cotte e di crude, da Pulp fiction in poi: e se Vincent Vega fosse sopravvissuto così???

L’avevo visto molti anni fa, ma non l’ho capito fino in fondo, forse perché solo ora posso iniziare a sfregiarmi del titolo di “cinefilo”.

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