Big fish – Le storie di una vita incredibile

Non so come mai, forse neanche troppa nostalgia ha smosso il mio cuore, ed eccomi a recuperare un film del passato.

Non ero convinto la prima volta che l’avevo visto, e neanche sapevo fosse di Burton, quindi non so come mai l’ho visto una prima volta, una seconda ed è appena passata la terza. Le aspettative non erano alte già la prima volta…

Rivederlo dopo l’esplosione contro Tim Burton, giudicandolo già come il suo miglior film, fa un certo effetto: non sembra neanche cosa sua, visto che è tratto da un romanzo, era passato per le mani di Spielberg (che voleva Jack Nicholson come protagonista) e c’è troppa, veramente troppa luce rispetto a tutti i film del regista, che ha scelto qualcosa di “vitale”; sembra quasi sia lui il protagonista, con il sorriso stampato in faccia, Babbo Natale e Topolino non esistono, ma la fantasia regna, almeno fino al finale, doppiamente rivelatorio, migliore di quello di un thriller. E parlando del regista fa piacere, o meglio dispiacere, che solo i lutti precendenti alla produzione del film ne abbiano smosso le idee, tanto da tirar fuori qualcosa di imparagonabile alla sua filmografia, ma anche alla commistione di generi che è solito fare: siamo abituati forse alle tinte di commedia all’interno dell’horror burtoniano, ma al contrario assolutamente no. Nei primi minuti siamo nel territorio di A proposito di Schmidt, ma poi tutto sembra somigliare a Forrest Gump, anche lui uno che di “strada” ne ha fatta parecchia. Effettivamente con Big fish ho creduto veramente alla svolta del regista, una maturità evocata dalle recensioni che ho appena guardato. Poi è nata l’indifferenza, e infine la riconsiderazione dei suoi film, ultimata col titolo in questione.

Una commediola di qualche anno fa aveva come protagonisti due giovani attori che si sfidavano a “balle!” (io sfido invece ogni cinefilo a trovarne il titolo), dove c’era un pò di fantasia solo per le trovate del genere, e non per la trama, per le pieghe delle storie e soprattutto della veridicità delle stesse. Una storia di Burton quindi.

E lasciamo perdere gli effetti speciali, o la Cotillard, la colonna sonora, o gli Oscar non presi, o le somiglianze con Pushing diasies.

Un tuffo di vita quindi, per non restarne secchi.

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