“Ha fatto delle cose buone”!

Quando Clinton chiese a Berlusconi cosa ne pensasse di Mussolini, lui rispose: “Ha fatto delle cose buone”! Ma dico, se neanche di Mussolini si può parlar male, ma che deve fare uno perché si possa parlarne male? Deve stuprare le capre in via Frattina? Che deve fare? Dice “Ha fatto delle cose buone”, certamente: anche Adolf Hitler o Stalin, un ponte, una strada l’avranno fatta! Anche il Mostro di Firenze l’avrà detto “Buongiorno” a qualcuno qualche volta. (Roberto Benigni).

Mussolini è stato per me un traguardo ambito a scuola, quando ci si arrivava voleva dire che l’anno scolastico era finito e arrivavano gli esami. Ma spero pochi di voi siano arrivati a studiarlo, perché, a parte il revanscismo per questa figura, a parte la nostalgia incompresa di tanti, a parte “il fascismo poteva sopravvivere senza di lui”, oppure “con l’alleanza con Hitler si è rovinato”, o “le leggi razziali non sono sue”, si possono pensare altre cose, come la similarità delle figure: Mussolini era italiano, e gli italiani erano mussoliniani; se in Vincere lo si accusa di un matrimonio precedente a quello con Rachele, quando era un socialista convintissimo, ma anche di aver internato la sua prima famiglia, dati i poteri che gli erano stati conferiti, in Il delitto Matteotti sembra stia nell’ombra, quasi come i nazisti dopo Hitler, tutti che eseguivano gli ordini dei superiori, tutti a coprire qualcun’altro.

Pochi coraggiosi hanno avuto il coraggio di opporvisi: Turati, Gramsci, Gobetti, Pertini (quello che poi è diventato nostro presidente?), e appunto Giacomo Matteotti (persone qualsiasi direi…); Ida Dalser invece era passionale, coraggiosa, ostinata, impavida, rompiballe, ma, anche con suo figlio (le sue scene da adulto ricordano un invasato celebre, citato ne Il conformista, come i manicomi, che da Monaco ha iniziato una carriera e un progetto alquanto discutibili), sembra che il nostro abbia avuto metodi duri, forse meno giustificati dalle idee politiche, o dal legame d’affetto (se ce n’era). In manicomio, in esilio, al confino, o perlomeno picchiati, e per questo a poco dalla morte.

Però il cinema prende in mano soggetti estremi (se non analizza la morte del duce con serietà, con Benito Mussolini – Anatomia di un dittatore), e mi mancherebbe qualcosa che ritragga i nostri concittadini all’epoca del ventennio. Ci sarebbe Concorrenza sleale, il primo titolo che mi viene in mente (“Mussolini ha firmato le leggi razziali solo per Hitler”, si dice), ma c’è anche Il papà di Giovanna, in cui sembra che a Bologna si tirava lo stesso avanti, anche se la polizia politica faceva paura, e c’era l’occasione di comprarsi un bel vestito.

Da una parte quindi ci si aggrappava a cosa faceva il vicino, dall’altra ci si discostava dal pensiero dominante. Da una parte ci si adeguava, dall’altra, appena è stato possibile, si buttavano giù i busti del dittatore. Da una parte si esponeva il tricolore e si cantava l’Inno di Mameli, dall’altra persone conosciute fino a qualche minuto prima erano pronte ad accusarti di essere fascista, e ti mandavano alla fucilazione. Si è dimenticato tutto, e la scuola poi ha fatto il resto, con un programma che, per la Storia, eri fortunato se arrivavi alla Seconda guerra mondiale. Intanto ci si buttava a destra, cresceva il caudillo nostrano, e certi si sono smarcati, con una rivolta ancora da verificare, anche se certe cose è meglio che nascano dalla massa, piuttosto che dall’alto. Scrivendo questo penso al personaggio del film di Bertolucci, ma potrei immaginare anche un Ezio Greggio, da Il padre di Giovanna, pronto a cederti qualche sardina, o un pasto, o un favore, pur rimanendo parte del sistema…brutta fine la sua, pur superando l’italiano medio…

Senza ritornare a…

La vita è bella

Porte aperte

7/8

Un pensiero su ““Ha fatto delle cose buone”!

  1. Bella analisi! Anch’io avevo lo stesso pensiero a scuola. :)
    Vedi che tenersi “La vita è bella” ha un senso, almeno in rispetto di Benigni, che da comico dice cose molto saggie.

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