Non vi dirò come finirà, la strada della programmazione su Italia 1 è lunga ed impervia per i 23 episodi della stagione.

William Bell, quello dell’ufficio nelle Torri Gemelle, quello dell’universo alternativo, si farà rivedere in più episodi, ed affronterà il suo passato. Di più non posso scrivere…

Peter Bishop non è proprio chi dice di essere, e i deficit di memoria si capiranno prima della fine.

Walter Bishop ha dei rimorsi, ha provocato più casini di quanto pensiate, e probabilmente per queste cose è stato rinchiuso per 17 anni in un istituto psichiatrico (c’è un episodio bellissimo su di lui e sul suo cervello).

Olivia Dunham ha delle capacità straordinarie, non vi dico di più, e nella terza stagione spero vengano fuori.

L’universo parallelo, altro personaggio de facto del telefilm, è meno incasinato di quanto io pensassi, ed è proprio questo il difetto del telefilm. E poi ce n’è uno solo, e magari ci sorprendono alla fine della terza stagione con l’irruzione di un’altro plausibile universo.

Ormai nella serie, quando si parla di universi paralleli, si sa che siamo nella mitologia, quella parte delle serie, da X-Files a Lost, che amo tantissimo, ma che fa perdere molto tempo a chi vuole vedersela per intera. Verso la fine della 2a stagione di Fringe poi c’è una riambientazione, una riscrittura dei personaggi, inseriti in un noir, il solito allontanamento delle serie dal topic, che a volte prende la piega di commedia, ma che qui mi ha fatto saltare a piè pari la puntata.

Non è proprio stata una delusione, ci sono ancora delle cose da spiegare, e da aggiungere, ma spero completino il quadro prima che Fringe venga chiuso, perché non ha avuto la stessa fortuna di Lost, che si è visto promettere 4 stagioni per esplicare tutte le variabili, in parole più semplici per incasinarci, prima di chiudere. E a Fringe sembra non si possa attribuire tutta quella fortuna.