Operazione serie – Dalla T alla W

The Tudors. Normale andare, dopo aver visto le prime puntate, su Wikipedia. Perché, se ci sono 4 stagioni della serie, vuol dire che non posso pretendere di vedere subito i fatti più noti su Enrico VIII, e lo si ricorda subito, appena parte ogni puntata: il re dello scisma anglicano, del divorzio, ma anche delle solite manovre di guerra del dopo Medioevo, tutto parte dopo qualche anno di regno. Costumi, armi, scenografie, tutto ciò che ci dovrebbe far rivivere il 16° secolo, sembrano piuttosto ben fatti, anche se a volte la fanno fuori dal vaso, con i soliti dialoghi aggiornati al modus operandi del nuovo secolo, con le partite a tennis, con una recitazione un pochino sopra le righe. Ma quanti intrighi, colpi di scena, doppi giochi, tradimenti, e seduzioni, giostre, ricevimenti. Non posso che appoggiare la serie, non in toto, anche perché sono diversi anni che cerco di registrarla, e finalmente ci sono riuscito, dall’inizio alla fine, quasi l’obiettivo fosse questo e non la visione. Sono arrivato al prologo, quando si accenna appena a Lutero, si prospetta una separazione da Caterina e Anna Bolena entra a corte. Siamo a niente dalla Storia…

Underbelly. Dall’Australia con furore, la mafia locale descritta in 11 anni di fatti e misfatti. Appena si pensa ad argomenti del genere il confronto naturale da fare è con Martin Scorsese, ma qui non si hanno grandi colonne sonore, il montaggio è quello di una serie, eppure…La violenza è la stessa, con una rissa appena accennata, ma importante per ciò che succede dopo, in cui due dei protagonisti affrontano 13 avventori di un club. Inoltre c’è il divieto per i minorenni, motivato dalle scene di sesso esplicite (attenti alle bionde, un pò troppe forse, che confondono), ma non manca la voce-off, che almeno io, all’inizio, non capivo di chi fosse. La serie si sviluppa con le vicende dei protagonisti, ma non mancano gli spin-off, da dedicare ai personaggi secondari, cosa che solo un telefilm può fare, se gli si da credito e se ha coraggio. Non mancherò di continuarne la visione, anche se non capisco cosa sta trasmettendo Rai4 in queste settimane: o stanno riproponendo le puntate già passate in tv, con risalto inopportuno della rete, oppure la saga è pressochè infinita, dato che ho già riversato le puntate su diversi dvd.

Undercovers. Visto dopo Underbelly, ma prima di The Tudors. Capita quando il totale disinteresse per una serie ti fa rimpiangere Mr. and Mrs. Smith, che sembra pura cinefilia al confronto, anche se ne ho visto pochi fotogrammi, quindi il giudizio è parziale, ma non posso dare ragione a chi l’ha stroncato. Ho visto una puntata ieri sera, e alcuni minuti della seconda fino a qualche minuto fa quindi. La cosa che mi ha fatto sobillare è l’uomo degli asciugamani, collaboratore della Cia, che tenta di comunicare con una delle spie della coppia, sposata e rientrata nell’agenzia dopo 5 anni di ristorazione. Poi, dopo che il marito l’ha avvisata che è un killer, lei gli domanda se è di Johannesburg, e qui mi cade tutto l’ambaradan: qualche trovata migliore di sceneggiatura? Qualche indugio, un pò di suspans? Ieri sera mi veniva poi in mente True lies, ma la commedia, ingrediente di James Cameron, è qui roba troppo profonda, tanto sono odiosi i dialoghi tra i due protagonisti, che sembra non si conoscano affatto, quasi siano amici o novelli sposi. E’ la serie più odiosa che ho visto in queste settimane, e comprendo la sua interruzione.

West Wing. Ho aspettato per giorni la visione del telefilm, quasi una rincorsa interrotta piacevolmente da altre serie. Una serie cult sul personale che circonda il presidente USA, scritto da Aaron Sorkin, sceneggiatore che dovreste seguire più attentamente, perché è quello dello script di The social network, de La guerra di Charlie Wilson, ma soprattutto di Studio 60 on the sunset strip. Questa è la serie che mi ha fatto sobbalzare sulla poltrona, per l’ironia, mai colta immediatamente, per il meta-umorismo e per Matthew Perry. Anche qui si ride, con delle uscite che mi pare appartengano al personaggio di Rob Lowe, almeno nei primi episodi, ma è una continua rincorsa al capire le battute, i dialoghi, i fatti appena citati. I personaggi sono tanti, ma credo di potermi affrancare da questa limitazione. Poi c’è lui, il presidente degli Stati Uniti, che sembra avere buon senso e pugno duro, anche se i nervi gli crollano nel modo più brutto. C’è la sala ovale, ma c’è anche quella operativa, delle operazioni di guerra. Insomma, sembra che si sia unito il patriottismo alle risate meno facili, e questo era ciò che mi aspettavo, anche se ho visto solo 3 puntate.

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