The black Donnelly’s

E’ scritto da Paul Haggis, lo stesso sceneggiatore di Million dollar baby, ma non ha raccolto subito il mio interesse: era uno di quei telefilm che registri per inerzia, in mancanza d’altro (come Being Erica, del resto, che mi fa spendere un bel pò di tempo, ma questo non c’entra). Quattro fratelli, e va bene, vedo la saga e i rapporti familiari, un pochettino come ne Il padrino, ma è un’altro discorso. Si impegolano in brutte situazioni, al limite del grottesco, sicuramente nel violento e nel malaffare, e mi va ancora bene. Il fratello maggiore è un personaggio che prima non sopporti, poi inizia a piacerti perché è un caxxone con un pò di testa, impulsivo, ma per fortuna c’è il  “responsabile” che lo salva, anche se sembra Michael Corleone (vabbè, ho sempre in testa il film di Coppola, che c’è di male?). C’è Kevin, che non so che ruolo abbia, se non di supporto alle vicende dei due sopra citati. E c’è il più piccolo, quello che nella sua normalità viene travolto dalle malefatte dei più grandi. C’è la mafia italiana (Kirk Acevedo, in continua sostituzione o eliminazione da una serie all’altra), e quella irlandese, e qui sta l’esagerazione: perché parlare solo di una famiglia di tali origini se si può inserire anche qualcosa che a me è sfuggita in tutti questi anni di frequentazione della tv? A questo si aggiunga un pò di flashback, ormai pane quotidiano per una serie, una bella fotografia, un personaggio che unisce tutte le vicende (in modo piuttosto originale ma non spiegato peraltro), le solite speculazioni edilizie, ed ecco una serie che non avrà futuro. Peccato, perché ci devono spiegare perché la famiglia non riesce ad uscire tutta insieme dal quartiere, o se ce la fa. Per piacere, che vi costa fare due episodi in più, come appendice, anche se cancellate l’intera serie? I telespettatori sono ormai alla mercé delle reti? Chiedo giustizia…

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