Ho sempre avuto in mente V – Visitors, il remake, durante la visione di questa serie, ma anche Steven Spielberg. Ad un certo punto mi sono ricordato di E.T., di Incontri ravvicinati del terzo tipo, poi di La guerra dei mondi. Mi sono accorto che il regista, oltre a voler fare tutto, specie nell’ultimo periodo, ha cambiato il modo con cui ritrae gli alieni. E’ però anche un bravo produttore, anche se conosco poco di ciò che ha fatto con quel ruolo.

Per il pilot ero rimasto affascinato dagli ultimi minuti, quando un ragazzino incanta con uno skateboard, e tornava la poetica del regista. Ma la sua umanità si riflette anche nel modo con cui affronta la famiglia…oddio, un pensiero poco edificante: e se avesse acchiappato un bel pò di target commerciali?

Torniamo alla famosa sospensione dell’incredulità, parole mai usate meglio come per Spielberg: la bacheca in cui inseriscono le foto dei ragazzi impiantati è pura realtà, presa dalle vicende americane più drammatiche, ma anche la studentessa in medicina molto credente è quasi un personaggio fantastico, non per farle un complimento, ma per la fede che dimostra quando è inserita nella storia; una delle scene finali mostra una donna incinta che viene celebrata come il futuro, con una cerimonia abbastanza bella.

Il resto è molta fantascienza: skitter che invadono la Terra, aiutati dai Mac, che chissà come mai non sono simili ai primi, ma con due gambe. Spero che questo tema venga approfondito nelle prossime puntate. Gli abitanti della Terra non hanno mezzi tecnologici, a parte una radio a manovella e un giradischi, perché gli alieni hanno tolto anche ciò che nel genere a cui appartiene il telefilm era sempre sovrasviluppato, futuribile. Spielberg ha quindi rimosso molto del suo passato, ha cambiato le regole…ma perché devo parlarne come se l’avesse scritta lui questa serie?