Il caso Thomas Crawford

Ovvero: come tornare al passato, quando la mia passione per il cinema era adolescente. C’è stato infatti un periodo della mia vita in cui il thriller giudiziario era il mio genere preferito. Tra il ’97 e il ’98 dovrei aver visto decine e decine di film simili, mai contento, sempre meno sorpreso del finale, quasi mai distratto dalla vita vera. Era il periodo di 6 film al giorno, e metteteci dentro anche un paio di quiz in tv, tipo Sarabanda e Tiraemolla. Non c’erano santi, dovevo trovare il colpevole, l’inghippo, il colpo di scena telefonato. Conosco, ancora ora, il sistema giudiziario americano meglio di quello italiano. Ecco perché oggi mi sono ritrovato a celebrare l’evoluzione del sottogenere che mi ha accompagnato in una stagione piuttosto complessa della mia vita. Ma ormai sono avvezzo a queste cose, e ci dovevano essere solo variazioni al tema, con qualche deviazione, qualche novità, ma nient’altro. Ryan Gosling è bravino, Anthony Hopkins rifà, in modo moderato, il serial killer de Il silenzio degli innocenti, forse con più furbizia e meno dialettica. Roba per palati poco fini, giusto per distrarsi un paio d’ore, non di più. Spero di aver alzato le antenne per accorgermi di film del genere. Forse questo l’ho confuso con un film di Steve McQueen, boh, o c’è stato il dolo??? Mah.

Uscito il 2/11/07.

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