Non è un personaggio cult, neanche pop, forse un pò d’elitè per alcuni. Non è un film grottesco, neanche di denuncia, ma neanche ironico. Però ne esce una figura a tratti simpatica (l’incontro col gatto il giorno del suo ultimo governo), anche se ci sono dei momenti in cui si sprofonda nel buio della Repubblica. Un film unico, su un personaggio unico, che sopravvive ai suoi nemici, “un uomo di mezza statura (che dovrebbe starsene dritto) senza giganti intorno”. Un tono assolutamente originale, quello usato da Sorrentino, per spiegare, per parlare, per disegnare, per ricordarci cos’era la prima Repubblica, ma anche cosa l’ha preceduta, cosa nascondeva e com’è nata la seconda: infondo sono due o tre personaggi, non di più, ad essere sopravissuti, e Andreotti fa parte di loro, a più di novant’anni dalla nascita. Nel finale si scrive come sono proseguiti i processi in cui è stato coinvolto il protagonista, ma non in profondità, non con le motivazioni della Corte di Cassazione. Wikipedia spende moltissime parole sul personaggio, non posso che mandarvi a questo indirizzo, dove Il divo non arriva, e vi dico che Andreotti non ha preso bene il film, nella proiezione privata. Leggersi le sue parole, dopo aver visto il film, è una cosa che riappacifica col cinema.

Uscito il 28/03/08.

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