Capitalism: a love story

Difficile non parlare di attualità. Difficile anche fare paragoni con la situazione italiana, visto che ci teniamo stretta la casa, e le banche citate nel film sono sostituite da altri soggetti, singoli o collegiali, italiani o europei. Siamo però oggetto di una citazione nel film, dopo il discorso fantascientifico, ma solo per gli americani, di Franklin Delano Roosevelt (per chi sa l’inglese):

Michael Moore:

Roosevelt sarebbe morto dopo poco più di un’anno. Non fece in tempo a vedere la fine della guerra, nè venne mai introdotta la sua nuova carta dei Diritti. Se fosse riuscito nel suo intento, ogni americano, a prescindere dalla razza, avrebbe avuto il diritto ad un lavoro decente, ad una paga sufficiente, all’assistenza sanitaria, ad una buona istruzione, ad una casa decorosa, alle ferie pagate,  ed ad una pensione adeguata. Nessuna di queste cose fu mai introdotta. A nessun americano sarebbero mai state garantite queste cose.

Ma la gente in Europa e in Giappone ha ottenuto ognuno di questi diritti: come è potuto accadere? Dopo la guerra gli uomini dell’amministrazione Rossvelt furono mandati a ricostruire l’Europa. In questo periodo vennero scritte nuove Costituzioni per i le nazioni sconfitte: Germania, Italia e Giappone. La Costituzione italiana garantiva la parità dei diritti per le donne, ed era il 1947. La Costituzione tedesca diceva che lo Stato ha il diritto di espropriare proprietà e mezzi di produzione per il bene comune. Ed ecco cosa abbiamo scritto per quella giapponese: tutti i lavoratori hanno diritto di organizzarsi in sindacati e viene garantita la libertà accademica.

Nei successivi 65 anni non saremmo diventati il paese che Roosevelt voleva che fossimo. In compenso, siamo diventati questo:

 

Uscito il 6/9/09.

Visto anche da Ho voglia di cinema, Coccinema.

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