Toy story 2 e 3

Non ho mai avuto abbastanza giocattoli, sempre per quella storia dell’infanzia infelice. Penso però che da bambino, per almeno un minuto, ho pensato che prendessero vita, lontano da me, quando non li guardavo, o di notte. Non avevo però la forza immaginifica del ragazzino proprietario di Buzz e Woody, ma anche di Mr. Potato’s etc, etc, attorno al quale c’è un universo parallelo che neanche Stephen Hawkins potrebbe smentire.

Memore quindi dei miei primi anni non sono riuscito ad immedesimarmi fino in fondo, anche se la Pixar diventa sempre più importante, e certe scene sono universalmente note come commoventi, ed il fanciullo che c’è in me fremeva, non poteva assolutamente rimanere indifferente. Soprattutto il finale, con quella bambina tanto buona, è un momento in cui lasciare indietro non solo i giochi, o l’idea di averli avuti, o quella di non aver saputo conservarli, ma è pure un bel proclama di cui tener conto, quello di voler crescere.

Ora mi diverto con il blog, con gli aggeggi tecnologici, con la collezione di film da aggiornare continuamente, ma sono anche mezzi con cui crescere, non servono solo all’intrattenimento o alla cultura personale. Toy story è anche questo, non è solo una trilogia della Pixar in cui meravigliarti per gli esterni o per certi particolari in cui ti chiedi se siano riprese dalla cinepresa o se sono stati creati al computer.

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