Io e Al Pacino

Ho appena visto You don’t know Jack, trasmesso da Sky qualche tempo fa, ma per tutta la mattinata, per buona parte della maratona di 12 film con lui, mi sono domandato: qual’è il primo film che ho visto con l’attore protagonista? Un dilemma che un cinefilo si dovrebbe porre, anche per uno come me, che ha avuto la passione altalenante, ma orgoglioso della sua infanzia, nella quale ha visto Duel di Spielberg. Divagazione necessaria, ma non risponde alla domanda. Alle scuole superiori rompevo i maroni ai miei amici su quale film avevano visto la sera prima, poi il nulla, fino a quando ho acquistato il primo vhs, con cui ho passato una stagione, tra il ’97 e il ’98, sul divano di casa. Ricordo Quel pomeriggio di un giorno da cani, sicuramente visto con latte e biscotti in una giornata fredda come queste, sul tardi, quando Rete 4 mandava filmoni. Non c’era il digitale terrestre, ormai patria di attori del genere, non avevo Sky, potevo registrare solo da una fonte, eppure Al Pacino mi è stato subito simpatico. Non ricordo bene, ma è probabile che in quel periodo, con la fissa del thriller, abbia pure visto Seduzione pericolosa, che ritengo ancora adesso uno dei migliori, anche ora che mi è passata la voglia di vederli.

49 film usciti in Italia, secondo Filmtv.it. Devo andare in cerca tra gli anni ’90, è quasi sicuro che l’abbia conosciuto a quell’epoca, e ci sono 4 o 5 film da ricordare:

  • Scent of a woman – Profumo di donna. Il primo film in cui inizia ad invecchiare, a fare potenzialmente il nonno. Gigioneggia, e non so se meritava l’Oscar. Probabile che mi sia immedesimato nel ragazzo, ma non penso di averlo visto al cinema, nemmeno in tv.
  • Carlito’s way, del ’93. Probabile, perché sarebbero stati due anni dall’uscita al cinema, nell’altra grande stagione per il sottoscritto, a cavallo del ’94. Disilluso, perdente, innamorato. Anche qui invecchia, o meglio matura, e De Palma ringrazia. Per anni mi è rimasta nelle orecchie la canzone interpretata da Joe Cocker. Ormai lo so a memoria, quindi non meritava un’altra visione.
  • Heat – La sfida. Insieme a Quattro matrimoni e un funerale e a Pulp fiction dev’essere stata una delle prime cassette che ho noleggiato. Qui è doppiato da Giannini, che fronteggia Amendola per De Niro. Non gigioneggia, non del tutto, è incazzato, motivato, con un passato tutto da scoprire ma comunque impressionante, se ricordate il personaggio. Da qui si va in discesa, o meglio diventa mito, e si atteggia.
  • City Hall. Sindaco, avvocati, un crime forse. Non ricordo tantissimo di questo film, ma l’inverno più lungo da me vissuto non poteva non farmi arrivare anche a questo titolo.
  • Probabile poi che al negozio abbia preso pure Americani, un pò più vecchio dei precedenti, in cui ha una parte fantastica, non ricordo se tra gli squali o chi poteva ottenere solo un set di coltelli. Inizia a non essere più indimenticabile.

Per trattarmi bene in quel periodo andavo pure al cinema, e mi sono goduto Donnie Brasco, in cui fa un mafioso di secondo livello, perdente per giunta, forse come non mai, con gli acciacchi e i capi sopra di lui. Lanciava Johnny Depp, ma erano entrambi sulla cresta dell’onda, quindi dedicherò un post al film di Mike Newell. Ma non posso dimenticare L’avvocato del diavolo, la cui scena finale mi ha fatto uscire sconvolto dalla sala, senza avere le capacità di ragionare sul potere del cinema, senza conoscere la parola “gigioneria”. Inizia qui il suo declino? O forse era l’attore più consono al ruolo di Belzebù?

Prima de Il padrino però, prima delle vhs e dei biglietti da pagare, quando ero a corto di argomenti per una ragazza, ho visto Paura d’amare. Interpreta un personaggio che vuole rifarsi una vita, un perdente, un cuoco, con però dei sentimenti e delle passioni che non si fermavano alle dichiarazioni d’amore. E’ quasi menomato, ma funziona, il regista deve averlo imbrigliato per bene.

Naturalmente ho visto pure Serpico, uno dei miei eroi di quel periodo, se sono stato attento all’intervista che il vero poliziotto ha concesso a Magalli, in un mezzogiorno qualsiasi di Rai 2, roba eccezionale quindi normale.

Non ricordo esattamente le mie vicissitudini con Il padrino. Ricordo degli hamburgher a portar via, presi poco prima che iniziasse uno dei capitoli della saga su Italia 1, anche se c’ho messo un bel pò di tempo a godermela per intero. Il ruolo di una vita, anche se dimenticato, come il personaggio di Michael Corleone, che si accascia sulla sedia in un giardino siciliano.

Aveva però solo 50 anni,  e lì finiva un’epoca iniziata nel ’72, al secondo film, il primo, introdotto dalla scena del matrimonio e delle suppliche a Don Vito Corleone. Lui si presenta come militare in congedo, con una ragazza, senza sapere o pensare agli affari della famiglia. Del resto veniva da Panico a Needle Park, unico tributo alla giovinezza, se volete, di Al Pacino, in cui si rovinava con l’eroina; gli altri ruoli gli imponevano la maturità, dei pesi da grandi, ma riesce a superare tutto, e a 34 anni ecco la parte migliore de Il padrino, in cui ha in mano tutto, un ruolo importante, appena eclissato dagli altri attori. Tante responsabilità, tanti problemi, tante malvagità, tanta importanza non gli pesavano, se poi è passato al set di Quel pomeriggio di un giorno da cani, secondo film con Sidney Lumet.

Tra un Padrino e l’altro ha altri due ruoli, in due film visti negli ultimi giorni: Serpico, già citato, e Lo spaventapasseri, quasi cancellato dal mio archivio: se non fossi andato a vedere cosa avevo registrato nei dvd negli ultimi anni l’avrei perso. Interpreta un marinaio con lampada per il figlio, on the road in cerca di lavoro e famiglia insieme a Gene Hackman.

Praticamente negli anni ’70 ha dato il massimo, senza riconoscimenti però, se non un Golden Globe per Serpico. Ah già: e l’altro film, quello che quasi completa la filmografia di Al Pacino, quel …E giustizia per tutti? Mi mancava, ed è il film più politico con Al Pacino, che fa sfigurare Serpico e Quel pomeriggio. Anche qui da applauso, anche qui mi chiedo se mi esalta più lui o il fatto che ho visto quasi tutti i suoi film. Mi manca un titolo, mai sentito fino ad ora, Un attimo una vita, anzi due, Papà sei una frana, ma tutti gli altri li ho visti, anche più di una volta. Certo, Dick Tracy è da dimenticare, come Revolution, o Cruising, ma mettiamoci dentro anche Scarface, che non ho mai, dico mai sopportato: non è una questione di personaggi dentro la droga, non è la mitizzazione del trafficante che non funziona; l’immagine di Filmtv.it che vedo allegata alla sua filmografia ora lo ritrae col mitra e col ghigno, insopportabile come la colonna sonora. Moroder. Merita una rivincita però, quindi ne parlerò in un’altra occasione.

Sono solo 4 i film da evitare con l’attore???

Non direi, ce ne sono degli altri, quasi tutti fatti negli ultimi tempi, dopo il 2000, che giudico altalenanti. Può starmi simpatico in S1m0ne, ma degli altri titoli del nuovo millennio ho poca memoria. Ieri ho visto Ogni maledetta domenica, ed è coperto dalle vicende della squadra di rugby. Vorrei confermare la mia opinione su Insomnia, anche perché è diretto da Nolan, mentre in People I know inizia effettivamente ad invecchiare. Del resto a 62 anni, all’epoca, non ti possono dare ruoli da supereroe, ma non sembra il tramonto dell’attore: da una parte gli affidano Shilock ne Il mercante di Venezia, forse una parte che agognava, vista la sua passione per Shakespeare; e pure un ruolo nella serie Angels in America, visto con poco interesse da chi scrive, e il personaggio principale in You don’t know Jack, l’ultimo suo grande film, anche se prodotto per la tv; daltronde era pure in La regola del sospetto e in Rischio a due, trascurabili, anche per una seria rivalutazione dei suoi film. 88 minuti è imperdonabile, come Sfida senza regole, ma potrei mettere il dito nella piaga anche per Ocean’s thirteen.

Alti e bassi quindi. Ora mi manca solo Riccardo III – Un uomo, un re, altrimenti potrei dire di averlo visto in tutte le salse.

Ed ora, da Wikipedia, i film che doveva fare, un E se… estremo, dietro le quinte:

  • Rambo
  • Guerre stellari
  • Apocalypse now
  • Incontri ravvicinati del terzo tipo
  • Pretty woman.

Già così, senza leggere tutto il post, capite che siamo alla Storia del cinema.

 

3 pensieri su “Io e Al Pacino

  1. mi chiedo COME SAREBBE STATO RAMBO se l'avesse fatto Al
    MENO MUSCOLARE certo, MENO SUPERMAN, forse più nevrotico, più amaro
    (e il giorno che torno a casa mia trovo all'aeroporto un branco di vermi che mi insultano…)

  2. NON HO LETTO IL NOME DI CHI HA SCRITTO QUELLA PAPPARDELLA SU AL PACINO. MA CHI E' LEI PER SCRIVERE SIMILI SCEMATE ? AL PACINO E' AL PACINO, QUALCHE FILM, FORSE, POTRA' ESSERE RIUSCITO MENO BENE DI ALTRI, MA LEI SCRIVE COSE CHE NON STANNO DA NESSUNA PARTE. AL PACINO OLTRE ALLA SUA ARTE OFFRE UN CARISMA CHE NON E' COMUNE E CIO' NON GUASTA, ANZI. SI RIMANGI QUELLE FESSERIE DA ''GRANDE'' E ACCANTONI QUELLA SUPERIORITA' CHE DENUNCIA LA POCHEZZA DI UNA PERSONA E SMETTA ANCHE DI ESSERE OFFENSIVO.

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