Being human (USA) – Commento alle prime 3 puntate

Amare o no un fantasma? Con una così non mi farei assolutamente problemi, anche se non riuscissi a toccarla, o a vederla, o a immaginare che ci sia. Un fantasma romantico, come mi pare in una canzone di Paoli, ci starebbe bene in casa mia….magari c’è già, non si sa mai…Un licantropo, un vampiro ed una fantasma. Sembra l’inizio di una barzelletta, sapete, di quelle che iniziano con “ci sono un…”, ma non avrei mai creduto di potermi appassionare a cose del genere. Mi manca la versione inglese, quella originale, ma un pò di ironia americana non ci stava male, come del resto la colonna sonora, i protagonisti usciti dalla settimana della moda, la faccia di un certo cattivo (Mark Pellegrino, a quando una serie tutta per te?) e la quasi assenza di atmosfera decadente. Ci sono dei colpi di scena appena appena, impercettibilmente telefonati, ma la fine della terza puntata mi fa venire nostalgia del fantasma venuto direttamente dagli anni ’80, con quella criniera e i giubbottino in jeans, che ha portato la mia fantasma preferita fuori di casa. C’è pure la nuova adepta dai denti aguzzi, scomparsa per sua madre e quelli dell’ospedale, ma che si fa vedere in giro in cerca di sangue…spero non buttino in vacca questa sottotrama. C’è la sorella del licantropo, che per un attimo non diventa carne da macello o la donna lupo, c’è la questione degli assassinii…

Diciamolo pure, ammettiamolo: non riesco a cancellare questa serie dall’hard disk.

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