I professionisti

Due attoroni degli anni ’60, due professionisti del cinema, che i miei Cast perfetti mettono insieme per un western atipico, o perlomeno con una diversa ambientazione.

Di Burt Lancaster ho già scritto, in un post piuttosto lungo, e pure per l’ultimo film visto, Vincitori e vinti, in cui ho già citato il film che ne fa un carico da 40 nel calcolare le medie con cui sono arrivato a questo ciclo: Il Gattopardo. Ci sono pure L’uomo di Alcatraz (candidatura all’Oscar), e Gli esclusi, o Ardenne ’44: un inferno, ma questo è più che altro una serie di interrogativi, ed era già nella fase di diniego verso il pubblico pagante, quindi fa Un uomo a nudo, prossimo film da vedere e successivo flop al botteghino.

Lee Marvin invece è quello dell’esercito. Non ho ancora guardato Wikipedia, ma il cappello che indossa in questo film ricalca fedelmente quello dei marines, ma forse è solo un dettaglio insignificante. Quella sporca dozzina può bastare, sempre riferendomi agli anni ’60? Lui, in quegli anni, ha vinto un Oscar per Cat Ballou, ma ce lo ricordiamo tutti per L’uomo che uccise Liberty Valance (e mi chiedo perché questo western non sia del ciclo attuale). Ha fatto anche I tre della Croce del Sud, La nave dei folli, forse altri film di frontiera e di guerra. Io lo immagino quindi anche con l’elmetto, fate voi.

I professionisti sono 4 uomini che vengono ingaggiati da un ricco possidente per ritrovare sua moglie, rapita da un rivoluzionario messicano. Siamo al confine tra Messico e Stati Uniti quindi, dopo la fallita Rivoluzione messicana, dopo il 1910. Niente indiani, qualche mitragliatore e i treni. E sabbia, sale e caldo. I quattro, evoluzione dei passati cowboys, se la cavano con fucile, dinamite e cavalli e tanta arguzia, quindi basta qualche esplosione per sconfiggere un centinaio di rivoluzionari. Il finale ribalta però tutto, come per tutti i bravi perdenti, ed è la parte migliore. Una trama piuttosto intrigante, forse più dei personaggi, che vengono introdotti, evidenziati nel loro ruolo, ma poi si da spazio a quello di Burt Lancaster, come dovuto, visto che era la star. Poi c’è il deserto, e volevo proprio vederli a fare le riprese col filtro scuro alla macchina da presa. D’altronde o si muore di caldo o di freddo…Notevole anche la colonna sonora, di Maurice Jarre, che di solito non tengo in considerazione, ma qui è quasi sprecata. E di Claudia Cardinale non dico niente? Splendida, castana, arrabbiata e forse vittima, forse no…Direi che la giornata la posso dedicare a lei, che preferisco di gran lunga anche alla Sofia Loren dei tempi migliori.

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