Donnie Brasco

L’ultimo film del ciclo Cast perfetti. Poi telefilm, una serie di post speciali ed infine inizia la bassa stagione del blog.

Al Pacino ha dato il suo meglio negli anni ’90 e non nei ’70? Nel secondo decennio ha fatto due filmoni, le prime parti de Il padrino, ma anche tante altre cose degne di nota, quindi vi invio al post sul mio rapporto con lui. E nel periodo più recente? Si riparte da Il padrino – Parte III, il più debole dei tre, ma come considerare Dick Tracy? Si risolleva poi, nella mia considerazione, con Paura d’amare, e nella testa dei cinefili con Americani. Scent of a woman gli dà l’Oscar, Carlito’s way può restare nella nostra memoria, poi un film conosciuto a pochi, Un giorno da ricordare. Si risolleva con Heat – La sfida, poi sperimenta con Riccardo III – Un uomo, un re. Quindi Donnie Brasco e L’avvocato del diavolo. Inizia ad esagerare nella recitazione, ma ce ne accorgeremo più avanti, prima viene Insider – Dietro la verità e Ogni maledetta domenica. Bel decennio?

Johnny Depp prima di Edward – Mani di forbice ha fatto Cry baby, poi una collaborazione a me finora sconosciuta con Kosturica per Il valzer del pesce freccia. Buon compleanno Mr. Grape e si conferma il duo Burton-Deep per Ed Wood. Don Juan de Marco e Minuti contati sono piuttosto deprecabili, ma c’è anche Jim Jarmusch, con Dead Man. Ecco quindi Donnie Brasco, ma anche un’altro punto interrogativo per Il coraggioso. Paura e delirio a Las Vegas devo ancora rivederlo, colpa della tv se non ne posso confermare la qualità. La nona porta è interessante, ma poi The astronaut’s wife è una caduta. Terzo film con Burton, Il mistero di Sleepy Hollow nel ’99.

Entrambi grandi attori quindi, ma quanto? Il secondo è imbrigliato a Tim Burton, altrimenti chissà, mentre il primo ha avuto uno stop di carriera legato alla biografia. Sopporto più Al Pacino di Johnny Depp, ma per fare un ciclo su quest’ultimo devo capire il regista, quindi viene tutto rimandato a data indefinita, come per Marlene Dietrich e qualcun’altro.

Donnie Brasco non è di Scorsese, è di un grande fabbricatore, Mike Newell, e prodotto da Barry Levinson, uno che non si può certamente abbonare ad un genere. Poliziesco o gangsta in questo caso? Drammatico piuttosto, anche se si inserisce in quella piccola grande filmografia sui mafiosi (sono talmente e pericolosamente affascinato dal sottogenere che vorrei ci fosse una timeline da seguire). In America del resto è tutto molto romanzesco, se anche James Ellroy ha avuto da scrivere. Ho un buon libro sull’argomento, nella libreria, “Mafia americana – Fatti e misfatti dei grandi padrini. Da Al Capone a John Gotti“, ma chissà quando gli toglierò il cellophane…Naturalmente Donnie Brasco non si ispira ad esso, tutto è correlato, a partire da Santo Trafficante, la “star” del film. Ci sono quindi i capodecina, i connessi, i “nostri” ed i “miei” amici. Siamo quindi nella manovalanza, quelli che devono sempre e comunque dei soldi a chi sta più in alto, e il personaggio di Al Pacino è ancora ai bassi livelli, anche se l’anzianità, la “carriera” non vengono considerate. Uno che si arrabbatta, finché incontra Donnie, un gioielliere, Joe Pistone, un agente infiltrato dell’FBI che diventa connesso e poi affiliato. Un’ascesa pericolosa, a scapito dei rapporti con i capi e la famiglia, senza parlare dell’equilibrio mentale. Il finale direbbe tutto, quei 500 dollari su assegno e quella medaglia dati in tutta fretta, se sono verità sono pure uno schiaffo morale (IMDB ci mette la parola Biography nel sottogenere). Nel mezzo c’è la criminalità, la ricerca di nuove fonti, di nuovi traffici, di personaggi che entrano ed escono a volte con conseguenze letali. Anche qui si parla di una mezza dozzina di visioni, ma cos’è che non me l’ha mai fatto apprezzare finora? L’assenza di una colonna sonora di nota, un montaggio semplice, una certa povertà di mezzi, un protagonista con un ruolo da perdente che viene messo da parte, ad un certo punto, e l’altro che cerca di tenere il muso per tutto il tempo, ma non posso che collegarlo a Burton (fate voi il contrario delle ultime considerazioni e capirete a chi sono affezionato). La sceneggiatura, me ne sono accorto ieri, è buona, anche se le altre volte mi sfuggiva il senso delle azioni di tutti.

Oltre al sottosottogenere mafioso mi piacciono quelli sulle vicende degli agenti infiltrati, o che comunque rompono le palle, come Serpico… romanzate e sintetizzate. Ne esce così un’altro difetto del film, una certo rapido e tranquillo trascorrere del tempo. Ma per quanti anni Pistone è rimasto lontano dalla famiglia? Questa è una domanda piuttosto interessante, alla quale Wikipedia riesce a rispondere: 6 anni!!!! Ora capisco la scena del ristorante giapponese, tutta quella tensione che pare risolversi in una scena di Joe Pesci. 6 anni in due ore di film che purtroppo scorre troppo semplicemente.

Forse scrivendo questo post ho messo ordine sulle idee che avevo, forse capisco perché piace a tanti e perché non mi è mai piaciuto abbastanza. Non penso di rivederlo, piuttosto prendo in mano il libro di cui sopra…

 

4 pensieri su “Donnie Brasco

  1. Pensavo a questo film giusto pochi giorni fa. Ne ho un ricordo buono ma in molti punti indefinito, si avvicina l'ora di una seconda visione.

    Probabilmente hai ragione nel considerare la terza parte del Padrino come inferiore ai precedenti, anche se secondo me, è più che altro diversa, come diversa è la mafia che viene trattata. Pacino però è egregio anche qui, in particolare mi è venuta in mente la scena nel finale, l'urlo che non riesce a uscire, la sconfitta di una intera vita espressa in una maniera che mi fa venire i brividi solo a pensarci.

    • Vedo che anche tu non riesci a ricordarti tutta la trama. C’è chi lo apprezza moltissimo, magari senza tener conto degli attori.
      Il padrino – Parte III E’ il finale, ma nient’altro: le diverse ambientazioni, tutte o quasi in Italia, con diversi rimandi alla nostra cronaca, i diversi delitti montati egregiamente, con la Cavalleria rusticana di sfondo, sono l’unica pagina di nota. L’epilogo poi, con lui che cade dalla sedia, ma vuoi mettere Il padrino – Parte II???

      • Secondo me il punto è proprio quello. Il padrino III è costruito tutto per il finale, è quello che vuole raccontare. Don Micheal si era illuso per tutta la vita di riuscire a usare cosa nostra, e qui scopre, nel modo più tragico possibile, che ha sbagliato. Tutta la sua vita non è servita a niente.
        Non direi che è solo il finale, anche se ammetto che vedere il boss che tenta contemporaneamente di mantenere il predominio nell'organizzazione e di ripulire i suoi affari non è uno spettacolo così interessante come quello mostrato nei primi due episodi.

        • E’ proprio un peccato, forse ci sono due ore e mezza di troppo (senza citare il personaggio di Sofia Coppola), ma Coppola ha voluto farlo comunque. Forse aveva ancora problemi economici…

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