La strada di Levi

Ho già scritto che ricordo ben poco del libro di Primo Levi, infatti il post precedente parla della riduzione sventurata a film. Immaginavo un normalissimo ripercorrere le orme dello scrittore, ma purtroppo, dopo la mezza fiction, ci tocca vedere l’esaltazione dell’anticomunismo. Sono parole gravi, magari mi correggo facendomi una domanda: perché tutto quell’esaltare gli errori del comunismo, con due premesse che non c’entrano un emerito? La prima premessa è il viaggio di Levi, come ho già scritto, mentre la seconda dovrebbe essere la tregua tra il crollo del comunismo e l’attentato dell’11/9/2001. Perché? C’è stata una tregua reale? E perché mi fanno vedere le acciaierie polacche in fallimento? E il kolkoz bielorusso? Chernobil è ancora mezza attuale, ma c’è poi effettivamente passato chi ha il nome nel titolo del documentario? E la Romania? L’Ungheria? La Ceckia fatta di vetrine e insegne in un montaggio spudorato? Loro ne sono uscite, intendo dal comunismo, ma perché soffermarsi sul direttore della comunità agraria? Fuoriluogo come pochi (tranne per le commoventi immagini di chi si fa 2500 km per emigrare dalla Moldavia in Italia), e non mi sorprenderei se qualcuno si è scandalizzato per l’associazione di nome e contenuti. Ad Auschwitz ci sarà pur stato un incontro strano tra truppe a cavallo e deportati, ma partire così per un viaggio nei peggiori aspetti di stati che non ne sono usciti, beh, ce ne vuole parecchio di coraggio.

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