The conspirator

Nei bei titoli di coda pensavo a Robert Redford, nella lista dei grandi attori di un prossimo futuro, ma soprattutto inventore del Sundance, grandissimo negli anni ’70, interprete di certi film sentimentali che in futuro dovrò guardare, e regista. Bisogna andare nella politica per questo The conspirator, bisogna pensare alla giustizia in tempi di pace, magari a Guantanamo, al post 11/9, perchè non c’è altra via. Assassinato infatti Abramo Lincoln si imbastisce un processo con una giuria, un giudice e ci metterei pure un procuratore piuttosto ostici, i peggiori che potevo immaginare, visto che si respira aria di vendetta, non di giustizia. Siamo nel post Guerra civile, ed è coinvolta una donna, madre di uno dei sospettati. Anche in presenza di prove col giusto e ragionevole dubbio si respira la stessa aria che vedevo nei migliori film interpretati dal più giovane settantenne visto in vita mia. Ma perché andare così lontano? Perché non fare un’inchiesta su certe trovate statunitensi dell’ultimo periodo pre-Obama? Non gli chiedevo un film di guerra, sull’Iraq, ma di materiale ce ne dovrebbe essere, e tanto. Negli ultimi minuti, quando la pena capitale è certa, pensavo a quel disabile mentale condannato e giustiziato a morte, roba di pochi giorni fa. Un’abolizione di quella pena pare impossibile, ma una moratoria? Ed è sempre giusto quel motto dello Stato del Virginia, quel “sic semper tyrannis”? Dubbi, come in ogni democrazia…

Un pensiero su “The conspirator

  1. Nel precedente Leoni per agnelli il tema è la guerra in Afghanistan, e non è andato per il sottile nemmeno lì. Il parallelo con i tempi correnti di The conspirator è immediato, e gli ha causato una serie di recensioni negative a priori, con relativo modesto risultato nelle sale. Il prossimo film è di nuovo ambientato ai nostri giorni (credo).

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