Tre colori – La trilogia

E mentre passa su RaiMovie, un pò a casaccio (quand’è che il canale ci proporrà cicli interi, magari giornate dedicate ad uno stesso attore o regista?), io me li sono visti tutti e tre, uno di seguito all’altro, anche se ho sbagliato l’inizio, il Bianco invece del Blu….ma è proprio così? Che fascino poteva avere la scena del tribunale, dove Karol Karol và a divorziare, se vista prima del film con Julie Delpy? E quanto era bella all’epoca, lei? Mi sono chiesto, prima di iniziare la visione, se ci fossero effettivamente i colori, nei film. Nel Bianco c’è anche la neve, nel Blu c’è quel lampadario, mi pare unico ricordo della vecchia casa, ma è col Rosso che sono rimasto più affascinato: ogni tanto mi perdevo nel colore della passione e della fratellanza francese, quindi la trama poteva complicarsi, ma il finale…Quindi Liberté, Égalité, Fraternité (copio incollo da Wikipedia, perché quell’E accentato non so dove tirarlo fuori), per ciò che riguarda le emozioni la prima, la seconda vista come obiettivo monetario e la terza vista con gli occhi del diciannovesimo secolo, quindi pure la solidarietà e la misantropia (non preoccupatevi, non mi sono ulteriormente complicato, sono arrivato a queste considerazioni sempre con Wikipedia). Kieslowski mi ha sempre affascinato, prima per l’ispirazione di questa trilogia, poi per uno dei Comandamenti, quello del padre e figlio alle prese col computer (mi aspetto che RaiMovie dedichi a Decalogo la solita, pazza programmazione). Ce lo siamo meritato? L’abbiamo perso troppo presto? In queste settimane ho registrato pure La doppia vita di Veronica, ma dovevo passare per la trilogia, e, tolte le considerazioni sui colori ed il loro significato per il regista, rimangono due o tre cose notevoli: Karol Karol, che si fa rispedire in Polonia, dopo aver perso pure il passaporto, in una valigia, e diventa ricchissimo, con una vendetta molto melò verso la moglie che l’aveva cacciato (il più divertente? Il più facile? Il più dell’Est europa?); la Binoche, forse compositrice, forse no, che con un concerto omnieuropeo ridà senso alla sua vita, dopo aver rigettato tutto, dopo aver perso marito e figlia in un incidente (mi sono letteralmente perso nella stesura finale, con gli strumenti musicali che escono di scena così facilmente; farà pure pena come musica, ma Lezione 21 mi manca parecchio); il rosso, dappertutto, dai vestiti ai minimi particolari ripresi dalla cinepresa, pure un orologio digitale. Se prendessero la passione, la purezza e la calma, l’evasione, la pace (almeno secondo il significato cristiano, sempre per Wikipedia), se tentassero di fare una trilogia dello stesso spessore di questa, avrebbe più successo, certamente, ma la mano di Kieslowski mancherà di sicuro.

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