Primavera, estate, autunno, inverno…e ancora primavera

Ah, beh, passare da film con titoli che ogni database sceglie come scrivere, a quello che occupa quasi l’intera barra di WordPress, e dai blockbuster ai Dardenne e a Kim Ki-duk, non è da me, non è per uno che ha fatto una scelta a suo modo filologica: i generi in ordine alfabetico, le commedie, ed infine i film drammatici. Ne vedrete delle belle, potete scommeterci, ma intanto devo darmi alle cose che hanno più attirato la mia attenzione, quei film che suscitano curiosità solo per un titolo lunghissimo, ad esempio. Questo, ad esempio, pareva prendere le stagioni della vita, dall’infanzia alla maturità ed alla vecchiaia. Ma siamo in Corea del Sud, dove pare normale che un monaco buddista cresca un bambino, isolato, e per giunta immezzo ad un laghetto. L’ambientazione è poca cosa, fino all’inverno, se non si considerano le porte, all’approdo della barca e all’interno del tempio, nella zona notte, cosa curiosissima che scoprirete essere importante, un limite, un’espediente forse. Non, non faccio lo zen, e non so cosa c’entri questo con il buddismo, ma il bimbo inizia a torturare gli animali, e cresciuto, si interessa e diventa matto per una ragazza. Le conseguenze, l’avvisa il monaco tutore, sono pericolose, ma non si va sulla filosofia, almeno fino al finale, quando la neve, il ghiaccio, l’isolamento, la penitenza, portano a…una nuova primavera. Il ciclo della vita non si ferma, ma ci vuole uno come Kim Ki-duk per spiegarcelo meglio, quasi una lezione che dovremmo prendere in considerazione quando, stressati, pensiamo di voler diventare buddisti: non è una cosa seria, ci vuole impegno….

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