Io e Beethoven

Avete voglia di passare oltre un’ora su questo blog o su Youtube? Non so cosa ne dirà Il bibliofilo, ma è dura trovare la versione migliore…quasi quasi vado in cerca di Karajan, personaggione anche lui (se limito la mia imitazione di Radio coatto classica, spazio di Lillo e Greg su Sei uno zero).

Io e Beethoven non parla del mio rapporto col compositore, tutto si può riassumere in poche righe, da Per Elisa alla Quinta, e le prime note fanno cadere a tutti l’ambizione di voler ascoltare musica classica. Ho scoperto lui, Mozart e Bach in un momento particolare della mia vita, quando avevo più bisogno di loro; naturale poi, col motore di ricerca migliore di Internet, che su Wikipedia abbia letto diverse cose su di loro, sui Concerti Brandeburghesi o sulla vita di Amadeus (meriterebbe un’altra visione, il film). Mi sono fermato a loro, perché non ho voluto approfondire Mahler o Ravel, elementari derivazioni dell’interesse, ma Shine mi attira anche per Rachmaninov, oltre che per John Gielgud…Oh, invece di Io e Beethoven è venuto fuori il mio rapporto con la classica!!!

Il film ripercorre gli ultimi anni di vita di Ludwig, da appena prima della “premiere” (che brutta parola usano nel film…) della 9a alla morte, quando era già sordo come una campana. Nel film si nota poco, come scritto su Wikipedia, al confronto della realtà, e c’è l’espediente della copista, ma io, a dire la verità, nei miei viaggi nel tempo sognati e irrealizzabili, un momento per la prima dell’Inno alla gioia lo troverei…Tutto sa di cinema europeo, con i suoi difetti più evidenti, come la frase retorica sul palco del protagonista, “La musica non sarà più la stessa”, o il suo giganteggiare o esprimere un possibile brutto carattere. I personaggini sono trattati malissimo, ogni tanto c’è qualche momento lirico, ma tutto, dico tutto cade davanti all’interprete principale, un Ed Harris che, se non me l’avessero detto, sarei andato a cercare ovunque nel film. Gigioneggia, finalmente pure questo attore può farlo, ma quel naso, quei capelli non ti fanno pensare a lui, se non fosse per il solito doppiatore. E’ inutile dire che la sordità è stata trattata malissimo, tra aggeggi vari e motivi di incazzatura, ma vedersi Ludwig che dirige la 9a con Diane Kruger ad assisterlo (quasi splendida come Melanie Laurent ne Il concerto) è un momento topico, qualcosa che, per un piccolo cinefilo quale sono, vale la pena di vedere, almeno fino a quando i viaggi del tempo non sono alla portata di tutti.

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