No, non c’entra l’attualità, ho perso due o tre dvd, con Speed racer, o The hurt locker, e questo è capitato per caso, nella lista dei film recenti, proprio mentre quelli fanno a pugni in modo più che insensato, contro ogni possibilità o ragionamento, contro ogni logica e discernimento. Stavo leggendo dei Piani di pace per il conflitto arabo-israeliano, e mi pare Wikipedia dica, con tutte quelle righe, più del dovuto. Non siamo tanto progrediti, troviamo sufficiente scatenare una guerra ogni anno, e questa è solo più mediatica di altre.

Ho già parlato di Kippur, e anche là si sente l’inutilità della guerra nella raccomandabile scena del fango. Qui tutto si svolge in un carrarmato, tra quattro ragazzi, forse richiamati, con il mirino puntato su ciò che accade fuori, l’unico attaccamento alla realtà, se si esclude la radio, usata per contattare i superiori. Questi ultimi entrano, come i fiancheggiatori, e pure un terrorista, ma l’ambientazione mi fa pensare all’universo del soldato, tutto ferro e limiti, confini e comandi. Ognuno sente la pazzia di qualcosa che non sentono come loro, specie il puntatore, chi dovrebbe sparare nel carrarmato, che, guardando nel mirino, diverse volte si trova davanti a scene raccappriccianti, dove usare un proiettile, o le bombe al fosforo, è uno stupro della vita. C’è chi è capitato lì per caso, chi aspettava solo un’occasione del genere, o chi fa il suo dovere, e questo mi fa una scena alla Brando di Apocalypse now. Lo spazio angusto, quasi da fobia, è l’unica protezione contro l’ignoto, certo, e non c’è scampo, non c’è salvezza agli obblighi militari, questo sembrano dire Lebanon e Kippur (e pure in Vai e vivrai, mi pare, ci sta lo stesso ragionamento).

Ora pensate a quelli che stanno combattendo, in queste ore, riflettete se, guardando anche qui, ci possono essere altri giovani come questi, come 40 o 30 anni fa. Dico, 40 o 30 anni fa…

Uscito il 23/10/09.