Il discorso del re

Premiato da pubblico, festival, Oscar e critica. Un film perfetto. Io, per l’occasione, mi sono visto pure il documentario di History Channel, e come al solito sono andato su Wikipedia. Il primo approndisce, la seconda forse nasconde, o limita la conoscenza del personaggio, oppure non si ferma alla balbuzie di Re Giorgio VI. Per fortuna. Qualche tempo fa, per The queen – La regina volevo informazioni sui regnanti, ma non avevo capito molto, o non mi interessava sapere dell’abdicazione del fratello, che qui ha la sua importanza: i timori, le lacrime, la consapevolezza, c’è tutto questo, ma anche altro. Come per ogni film che cerca l’Oscar si ride, si piange, si pensa, si và nella Storia e oltre, si approfondisce e ci si informa su ciò che non è stato detto o affrontato: ad esempio, nel documentario si parla dei sei mesi passati in giro per l’Impero, quando Logue (è da lui che ha preso nome la logopedia?) ha tentato di arginare il problema. Tutto comunque romanzato, come l’interruzione del rapporto tra il regnante e l’insegnante, o i conflitti con le altre figure…ma come mai non si è parlato dell’Arcivescovo, e delle dicerie che metteva in giro? Si introduce invece Churchill, forse più importante di Re Giorgio durante la guerra…

I soliti problemi che porta un film da Oscar: si taglia, si amplia, si romanza, come già detto. L’impegno però era tutto in mano a Colin Firth, che non poteva essere più credibile di così. E’ cresciuto l’attore, da Bridget Jones o Love Actually avevo capito che aveva qualcosa in più delle potenzialità, ma con A single man ho capito che poteva diventare grande. Adesso a cosa può aspirare?

Uscito il 28/1/11.

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