Billy Wilder – Da L’aquila solitaria (1957) a Prima pagina (1974)

Naturalmente la tv non è perfetta, figurarsi se ti fa registrare proprio tutto: mancano Fedora e Buddy buddy dalla filmografia di Billy Wilder, ma penso che li recensirò appena verranno trasmessi, e la stessa cosa vale per Gli anni in tasca e Antoine e Colette di Truffaut.

Qui non parlo di A qualcuno piace caldo e L’appartamento, in Top 100.

P.S. D’ora in poi dopo le recensioni troverete dei sondaggi, per eleggere il miglior film del post, quindi della filmografia dei registi o degli attori. Li troverete anche negli altri post su Wilder o Truffaut.

L’aquila solitaria. Un mezzo biopic che ho già visto alcuni anni fa, più per interesse verso la traversata di Lindbergh che per Wilder. Mi sono reso conto così che non è solo ambientato sull’aereo, ma che ha un’introduzione piuttosto lunga, dall’idea alla sua realizzazione. E’ anche un film con James Stewart, di quelli che ho evitato un anno fa, e non so ancora esattamente come inquadrarlo, perché il regista è quello delle commedie, non uno dei 3 film fatti nel ’57, con degli sforzi disumani, con un impegno devastante, se si pensa che il prossimo è nei cuori di molti. D’altronde dev’essere stato facile dirigere L’aquila solitaria, con quei cieli su schermo, un solo attore e i monologhi. Toh: leggo su IMDB che l’hanno fatto nel ’55, quindi Wilder non si è così affaticato, e che per l’iniziale accoglienza del pubblico, piuttosto tiepida, è stato modificato. Altro americano sincero, niente inganni. (Non è in Top 2500)

Testimone d’accusa. La seconda volta che vedi un giallo cerchi qualcos’altro, almeno la perfezione dello script, o ti diverti coi personaggi. Charles Laughton ad esempio, uno da riconsiderare, anche come regista: come non dargli le nostre simpatie, come non ritenere, il suo personaggio, uno dei migliori avvocati del cinema? L’intreccio quindi diventa più semplice, e ti accorgi anche dell’ennesimo ruolo da tedesca della Dietrich, che la renderebbe quasi una caratterista. No, non preoccupatevi, è uno dei migliori gialli mai scritti, e quel finale, con la faccia per niente sorpresa del protagonista, è roba da antologia, ribalta pure il buon senso di certi film di adesso. Laughton ha sceneggiato un infarto, e chi l’ha soccorso? La moglie, che interpretava l’infermiera nel film, ovvero Elsa Lanchester, personaggio non inserito da Agatha Christie, ispiratrice del film, geniale comunque per aver scelto Vole come cognome dell’accusato…cercatelo nel dizionario inglese… La gente si stupiva che Testimone d’accusa non fosse stato diretto da Hitchcock e l’accusato poteva essere William Holden (quindi non più Cary Grant). L’inganno è nella sceneggiatura, ma nel finale è scoppiettante. (140°)

Uno, due, tre! Un cinefilo, nell’ultimo torneo dei film, ha fatto lo spiritoso col form di nomination per i film. Pensavo scherzasse, pensavo almeno Uno, due, tre fosse uno dei film minori di Wilder, ma guardandolo ti accorgi che è il contrario, uno di quelle cose che non tirano fuori nemmeno adesso. Coca-Cola e comunismo, Berlino col Muro e James Cagney, battute e prefinale che andrebbero rivisti ora, tanto sono veloci, roba che ti rivedresti il film due volte se non fosse per Il cinema alla radio di Radio3. Il podcast però spiega, dice che, ad esempio, il protagonista non aveva bisogno di ripetere tante volte la scena per Wilder, o che il Muro è stato costruito durante la produzione del film. Storico, a suo modo, ma divertente come pochi….e quell’anticomunismo, roba da presa per i fondelli di McCarthy. L’inganno e in mano a McNamara, il protagonista, che, per sistemare le cose con una minorenne incinta e per avere un promozione, fa diventare un comunista il più americano di tutti (con qualche deriva tedesca), con tutti i mezzi possibili. (1097°)

Irma la dolce. E tornò in scena Jack Lemmon. Uno così, se pensate a La strana coppia, è incompatibile con tale ruolo, l’amante di una prostituta. Lui riesce a farsi chiamare Tigre dagli altri magniaccia, ma si fa il mazzo nei mercati generali per fare in modo (e che modo…) che la sua donna non si conceda agli altri. L’inganno!!! In questo secondo post su Wilder non ho ancora iniziato a esplicare la mia teoria!!!! Torno indietro…L’inganno è a causa d’amore, ma pure il ritorno di Lord X è sorprendente. Wilder è riuscito a trovare romantico pure l’amore di questa odd couple, un poliziotto e una prostituta, con una colonna sonora mica da ridere. E Shirley McLaine… direi che per almeno 5 minuti mi sono innamorato di lei, anche se aveva le calze turchesi. Al suo posto potevano esserci la Monroe o la Taylor, come poteva starci Laughton al bar. (775°)

Baciami stupido. Inizia con Dean Martin, prosegue, nei titoli di testa, con Gershwin e c’è una biondona mica da ridere, Kim Novak in tutto il suo splendore. Ho sempre confuso questo film e L’appartamento, ma mi sono reso conto che ha lo stesso delle cose da dire. Le canzoni: non so se sono tutte tratte dal compositore americano, se quest’ultimo è stato usato anche nel soundtrack. Le coppie miste: quanto è stato scandaloso il giro, e la scena finale in roulotte? Perché chiamare un attore sconosciuto come protagonista? E perché continuare ad usare il bianco e nero? Dean Martin, sciupafemmine, si trova davanti ad uno che da geloso fa delle scenette mica da ridere, ma che al piano se la cava bene. Ma potreste capire il personaggio anche dalle magliette che ha in armadio, tra le prime con le effigi di miti. L’inganno è tutto a carico della moglie, che viene mandata fuori di casa ripudiata per poter corrompere Martin. Peter Sellers poteva esserci, se non avesse avuto un infarto, mentre il ruolo della moglie doveva esser dato a Marilyn. E’ l’adattamento di una pièce teatrale italiana. (159°)

Non per soldi…ma per denaro. L’incredibile coppia Matthau-Lemmon…Uno gentile, sincero, a tratti svagato, ingenuo e idealista. L’altro è l’esatto opposto. Quasi dei caratteristi, anche a detta di Wilder, che non ricordo che ruoli desse a Holden, forse quello di wasp, boh…E’ forse il primo film sulle assicurazioni? Il mood è quello della commedia, e con tali persone dietro e davanti alla cinepresa non puoi che pensare al peggio. Per fortuna le ambientazioni sono ridotte al minimo, per fortuna l’avvocato, spassosissimo soprattutto coi colleghi dei piani alti, ha una certa compassione per l’infortunato, ma cerca di truffare le asssicurazioni. Anche qui un infarto, per Matthau (voluto da Lemmon nel cast), che ha interrotto le riprese. (1168°)

La vita privata di Sherlock Holmes. Uno dei tanti sull’investigatore, ma con un intreccio che coinvolge pure il mostro di Lochness. Si parte da lontano, da 6 nani scomparsi, ma pure da ciò che non si era ancora detto sul protagonista, come la misoginia, e sulla presunta omosessualità di Watson. L’avevo forse già visto una volta, ma ritenendolo poco interessante mi sono sorpreso ad anticipare di qualche secondo i colpi di scena. Per i ruoli dovevano esserci Peter O’Toole e Peter Sellers, mentre il film doveva essere grandioso, lungo e strutturato ad episodi. Il mostro poi era affondato durante le riprese. (571°)

Che cosa è successo tra mio padre e tua madre? Azz, Wilder in Italia…zona rossa, pericolo di luoghi comuni in vista. E’ che contingentalmente sono italiano, e penso ancora a To Rome with love. Il regista se la cava, mette tutto in mano alla storia d’amore tra i protagonisti, ma si sorride anche senza considerare l’americano a Ischia indaffarato, ricco, un pò ammanicato e con un funerale da organizzare. C’è Pippo Franco quindi, non so se al massimo splendore per il nostro cinema, che ha una scenetta piuttosto simpatica. C’è tutto il paese, organizzato e sceneggiato senza troppi difetti, quasi Wilder avesse la stessa leggerezza degli altri film. Rimane comunque impresso nella memoria l’orario di pranzo per noi italiani, ma si passa oltre, perché la storia dei figli di amanti che rivivono un pò delle ferie scandalose dei genitori è ancora più dolce. Non mi spiego perché lei si consideri grassa, mentre il direttore dell’albergo è da antologia…L’inganno è morigerato, ma c’è. (1393°)

Prima pagina. Tornano Matthau e Lemmon, e sono scintille!!! Avevo sicuramente già visto Prima pagina, ma la versione originale sottotitolata di Studio Universal rende il film ancora più divertente, perfetto, scabroso e incazzoso verso la stampa. E’ un meccanismo perfetto che nasce da una pièce che ha ispirato pure La signora del venerdì, di Hawks, ed un’altro film con lo stesso titolo del ’31. Radio3 ha fatto un podcast su entrambi i film più famosi, quindi permettendo la scoperta di analogie e differenze. Ci sarebbe di chè perdersi, ma vi lascerei volentieri a quello di Wilder, che si assume la presa in giro di giornalismo, pena di morte, psicanalisi e comunismo come fosse cosa di tutti i giorni, cosa facilissima se c’è un trio simile nel film (anche se avevano dichiarato di non poter lavorare più insieme per incompatibilità di carattere). Matthau poi ha il ruolo di direttore di giornale, e tenta sempre di bloccare Lemmon, giornalista in procinto di sposarsi e che lascia il mestiere, quindi vi lascio immaginare il rapporto sadomasochistico tra i due, mezzi caratteristi del regista. L’inganno qui è foriero di possibili prime pagine, di scoop incredibili e che rendono stupide le autorità, in primis lo sceriffo, personaggio mai così massacrato, anche nei western. (1014°)

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2 pensieri su “Billy Wilder – Da L’aquila solitaria (1957) a Prima pagina (1974)

  1. ho dato il voto a UNO, DUE, TRE
    ma anche TESTIMONE D'ACCUSA è fantastico! qui l'inganno è triplice: Leonard finge di essere innocente (e cade dalle nuvole quando sente dell'assicirazione sulla vita della vittima), Christine finge di voler testimoniare a difesa e POI finge di avere un amante (recitando di essere un'altra)
    a parte inganni secondari (il whisky nascosto nel thermos della cioccolata)
    poteva essere un film di sir Alfred? mah… nei suoi film c'è quasi sempre un innocente accusato ingiustamente, metre qui è tutto il contrario

    • Testimone d’accusa dovrebbero impararlo in tanti, e ben venga la confusione sul regista, che non avrebbe disprezzato di dare la colpa a Marlene Dietrich e al suo compagno. Uno due tre è impagabile. Ora lo rifarebbero battendo sul tasto CocaCola, e magari l’ambientazione potrebbe essere la Russia. Magari domani metto il nome di chi l’ha inserito nel Torneo.

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