Clint Eastwood – da Fai come ti pare (1980) a Gunny (1986)

Par brutto interrompere la discussione con Dea Silenziosa, ma, oltre ad aspettare il suo consenso a fare un post dei suoi commenti, l’ho già scritto, se non vedo un film al giorno non sono contento, e se non è così può bastare un libro come Clint Eastwood – Un ribelle americano di Marc Eliot a farmi adorare le biblioteche nelle vicinanze. Una biografia non autorizzata, che parte da lontano, dal padre Clifton, ed arriva a Gran Torino. Non posso pretendere l’attualità di J. Edgar, ma se abbinato a IMDB e al Castoro posso farmi un ritratto ben preciso: oltre a ciò che conosciamo c’è il donnaiolo, il sindaco, il filmmaker da blockbuster, il dritto nelle preparazioni dei film, dall’adattamento al montaggio, l’invadente, perché ci sono cose che svelano qualcosa in più dello Straniero, di Harry o del regista da Oscar.

Bronco Billy (come nel precedente post della serie, i punteggi in Top 2500 sono alla fine). La premessa: prima di questo film il Moma di New York l’ha incoronato quasi autore, e c’avevano ragione. Il western con lui non finisce mai, o perlomeno Eastwood vorrebbe sempre porre la parola fine al genere, ma con continui ritorni ed addii. Due scene tra tutte: l’assalto al treno e il confronto con i bambini, in cui la sua figura si staglia in penombra, al tramonto se non sbaglio. Il tutto è stato fatto con tono abbastanza divertito.

Firefox – Volpe di fuoco. E’ uno dei film fondamentali degli anni ’80, e Eastwood era lì, immezzo con testa e piedi, come non mai, tra Reagan, soldati di ventura, trapianti di capelli, salutismo e videogiochi. Non fa una bella figura (io da adolescente ci sono capitato per un bel ciclo di film al cinema, in parrocchia, ma mi sono goduto pure La rosa purpurea), e gli spiegoni in aereo fanno abbioccare, fanno distrarre; solo la prima parte spionistica pareva salvarsi ad una prima occhiata, ma smentisco pure questo, perché ci sono delle cose che non mi spiego, e tutto appare troppo schematico, senza rallentamenti di sorta. Il Castoro fa riflettere: “appare come il lato oscuro di Bronco Billy”, per chi ne sa meglio.

..ehi!! Dovevo iniziare il posto con Fai come ti pare, ma si vede che è dimenticabilissimo. Salto a piè pari pure inconsciamente, non male…

Honkytonk man. E’ un biopic, fondato sulle vite di due cantanti country, ambientato durante la Grande Depressione. Non sopporto quel genere musicale, ma il film solleva le sorti dell’Eastwood autore, specie nel finale sofferto. C’è un pò di western, nel nonno (poteva interpretarlo James Stewart) che si portano dietro e che parla dei tempi che furono, e si torna un’altra volta a Bronco Billy, per gli intenditori, e c’è il figlio quattordicenne del regista, poi jazzista ed infine alle colonne sonore del padre, per i trivialisti.

Coraggio…fatti ammazzare. E’ il Callaghan al quale ho prestato meno attenzione, pur essendo ben considerato dalla critica, ma si torna quasi alle origini, ad un nemico solo e seriale, anzi ad un doppio femminile del protagonista, secondo Il castoro, per giunta assolta nel finale, ci aggiungo io come spoiler. Quasi un noir, a leggerne in giro, sicuramente l’ultimo film con Sondra Locke, con la quale Clint non andava più tanto d’accordo. L’unico della serie diretto dall’interprete.

Corda tesa. No, niente Callaghan come ipotizzavo. Pare il precedente, e vi capisco se li confondete anche così, dopo ciò che ho scritto. Se volete potete anche sopravvalutarlo…

…No, non è la svogliatezza, non è il disimpegno a farmi scrivere così poco, ve ne accorgerete più avanti.

Per piacere, non salvarmi più la vita. Doveva essere diretto da Blake Edwards (Sam O. Brown nei titoli di testa: S.O.B.), c’è stata una cena con Clint, Julie e la Locke, ma tutto si risolse quasi con l’esclusione di Burt Reynolds da Hollywood, per una sedia non finta capitatagli sulla mascella durante le riprese. Marc Eliot scrive anche una bella pagina su come lo script sia arrivato a Eastwood, che ogni tanto, a quanto pare, non si faceva scrupoli. Direi che un noir ironico ci poteva stare per Eastwood, che con quel cappello ci fa la sua porca figura, nascondendo così gli occhi, e potete pure pensare allo Straniero di Leone.

Il cavaliere pallido. Altro epitaffio? Non sembra, ma l’arrivo del cavaliere che dovrebbe essere uno di quelli dell’Apocalisse, non porta con sè molta religione (anche se si fa chiamare Preacher, predicatore) a mio parere, piuttosto un western classico aggiornato all’era dell’oro e alle guerre per soldi (c’è pure un pò di ambientalismo?). Tornerebbe così, secondo Marc Eliot, Shane de Il cavaliere della valle solitaria, è un condizionale che viene annullato per l’aggettivo “autore”, dalla critica, ma c’è discordanza, quindi vi posso assicurare solo il mio giudizio positivo, vedendo riavvicinare per l’ennesima volta il nome di Eastwood a quello del western. Anche qui non si sa di preciso da dove venga o chi sia, e pure se sia vivo, reale (è un fantasma, ha dichiarato il regista), specie dopo il bellissimo, ennesimo duello finale in strada.

Gunny. Se cercate l’Eastwood ironico, beffardo, bastardo e con la voce bassa e roca, guardatevi questo film. Finora è quello più divertente, anche se raccoglie troppi corpi maschili seminudi, tanto degli anni ’80 e tenta pure di essere insieme antimilitarista (per il mancato appoggio della Difesa americana dopo la visione, visto il ritratto poco lusinghiero dei campi d’addestramento) e militarista (le scene quasi epiche dello sbarco a Grenada).

Il cavaliere pallido: 1859°

Gunny: 2223°

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4 pensieri su “Clint Eastwood – da Fai come ti pare (1980) a Gunny (1986)

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