Clint Eastwood – Da Bird (1988) a Mezzanotte nel giardino del bene e del male (1998)

Mancano Pink Cadillac e Scommessa con la morte. Nei titoli dei film c’è un rimando alle mie visioni precedenti degli stessi, qualcosa per completare o di cui vergognarsi, se è il caso di un post vecchissimo.

Bird. Nell’anno di produzione era ancora sindaco di Carmel, ma anche “la risorsa più preziosa per la Warner”: 18% delle entrate secondo Marc Eliot, dalla biografia su Clint. Ma come lui ha dichiarato: “gli americani non hanno creato che due forme di espressione originali: il western e il jazz”. Ed è jazz anche il montaggio, fonte della mia rinuncia a vederlo intero fino a questa volta. C’ho messo un pò a capire il bebop, e Charlie Parker meritava un bell’approfondimento, ma qui si fatica, e tanto. I jazzofili non hanno apprezzato, per la colonna sonora e per le inesattezze, ma si possono aggiungere l’esaltazione del lato autodistruttivo e la minimizzazione di quello creativo. Tutto è complicato quindi, tutto ti fa rinunciare pure all’ascolto di qualsiasi cosa di Parker, ma c’è qualcosa di positivo, l’umanitarismo, cosa che farebbe altrimenti sobbalzare per la frusta usata ne Gli spietati, ma qui è invece piacevolissimo, una delle cose che mi piacciono di più di Eastwood. 4 stelle di Mereghetti, Bird poteva anche essere Richard Pryor o Prince.

Cacciatore bianco, cuore nero. Dopo un primo tentativo di redimere le faccende con la Locke, nel ’90 mi firma un’altra delle sue cose estemporanee. Ce n’è da leggere, ce n’è da ascoltare in podcast, perché l’ispirarsi alla produzione de La regina d’Africa e a John Huston sono cose che aumentano notevolmente perlomeno la curiosità di vedere la Hepburn e Bogart in Africa. Il pubblico è dall’altra parte, la critica ne esalta qualcosa, perlomeno ciò che dice Eastwood del mestiere di regista: il film inizia con la parola “azione!”?

La recluta. Direi che c’è poco da dire, ma ricordo Sonia Braga che combina una scena sadomaso con Clint piuttosto hot. Altrimenti, i momenti finali, con la ripetizione dell’incipit, ti fanno veramente sentire stanchissimo, ti fanno odiare molti buddy movies, perché ormai li hai visti proprio tutti.

Gli spietati. Dovrebbe essere la quarta o quinta volta che lo vedo, ed ogni volta ci trovo qualcosa di notevole: fotografia? Paesaggi? La demistificazione del western (vedi le parole sul genere dette dal regista sopra) con quel personaggio per niente secondario che è il biografo, il letterato, quello che scrive “lettere” o simili. Sarebbe tutta lì la storia, ad una seconda o terza visione, ma c’è la questione del titolo originale, al quale comunque c’è sempre da prestare attenzione: la parola unforgiven ha una connotazione americana che dà tutt’altro senso al film, e si va a finire sul finale, sulle prostitute, sulle vendette. Gli spietati poteva essere girato già nell’85, ma il protagonista non si sentiva o non era ancora abbastanza vecchio. Ci arrivò perché si sentiva “bruciato” a Hollywood, ed un western, ormai suo genere, appoggiato concretamente dalla Warner, poteva fare la differenza: lo Straniero senza nome anziano e redento che cerca soldi, non di tornare sui manifesti delle taglie, che, con un regista ormai “interessante”, dice quanto sia grave uccidere (a parte nel duello finale, ma pure nella scena delle frustate), o sporco e difficile. E fu Oscar, anche se non da protagonista. Ci poteva essere Coppola alla regia. Eastwood inizia a comporre per i suoi film.

Nel centro del mirino. Questo!!!! Quante volte l’avrò visto…Da Gli spietati in poi per me è una replica infinita, e in Nel centro del mirino non penso di trovarci tanto di che scrivere. Anche qui un presidente, anche qui sensi di colpa, ma, se tralasciamo le scene d’azione, di spionaggio, di indagine, c’è solo un Malkovich pauroso.

Un mondo perfetto. Non si sa come ci sia arrivato, se fu Costner, nel momento di maggiore fama, a proporlo a Eastwood o se la Warner impose l’attore al regista, le fonti sono discordanti. C’era pure Spielberg immezzo, e Denzel Washington poteva aumentare la sua fama, oltre alle ripercussioni morali del film. Il mondo perfetto, da figlio degenere come sono, da uno che ci vede solo Dallas e Kennedy a poca distanza, dovrebbe essere anche quello dei padri che fanno il loro dovere, ed insegnano ai figli a diventare veri uomini. Eastwood inizia così a mettere le sue idee nei film, prendendo le distanze dall’America e da, se si vuole, Bronco Billy e gli altri circhi. Nel Castoro inoltre (perché non sempre sono parole mie, sappiatelo: a volte taglio, copio, incollo, sintetizzo ed interpreto) c’è scritto che il tempo potrebbe essere un’altra chiave di visione, nei dialoghi, per il protagonista in fuga, ma anche per il regista.

Nel ’94 il successo di Pulp fiction è dovuto anche a Eastwood, presidente di giuria a Cannes. Dovevate saperlo.

I ponti di Madison County. No, non l’ho visto proprio a San Valentino, ma un pò di commozione c’è stata, specie nella scena delle ceneri sparse sul ponte: mi attirano tutti i grandi addii. Ho visto poi una Meryl Streep più notevole del solito, anzi, ancora più bella. Clint cercava l’Oscar come attore, ed ha ripreso il ruolo di solitario, qui almeno innamorato. L’aneddotica dice che Spielberg e Clint, per le revisioni dello script, usarono solo il fax. Quanto si ispira a Breve incontro di David Lean?

Potere assoluto. Il Castoro scrive che è l’ennesimo film sui presidenti del regista, e anche se le speculazioni potrebbero essere notevoli, a me sembra solo un buon film d’intrattenimento. Del resto Eastwood è anche un ladro, involontariamente e pericolosamente voyeur, poi stizzito, e solo se gli toccano la figlia sono guai. Secondo il primo script doveva morire presto, ed il romanzo è un pò più difficile.

Mezzanotte nel giardino del bene e del male. Non ricordo se l’avevo già visto una volta, e penso sinceramente che se non fosse per il più lungo ciclo dedicato ad una persona non l’avrei neanche preso in considerazione. Ha i suoi lati positivi, tipo il sud degli USA, o quelle trovate fantastiche, nel senso del genere, o da commedia, come la love story del protagonista o il transessuale, ma le parole di Spacey nel film, con cui descrive Savannah, un “Via col vento con la mescalina”, sono da aggiungere ad uno dei film processuali (poi) che non ti fanno rimpiangere del tutto Testimone d’accusa. Inizierei pure a considerare Eastwood uno sperimentatore, se non si avesse in mente l’ultima parte della sua filmografia, più classica che mai.

Bird: 360°

Gli spietati: 221°

Un mondo perfetto: 272°

I ponti di Madison County: 501°

Potere assoluto: 2220°

Mezzanotte nel giardino del bene e del male: 2579.

Spero non teniate conto delle sopracitate posizioni in Top 2500 per votare…

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4 pensieri su “Clint Eastwood – Da Bird (1988) a Mezzanotte nel giardino del bene e del male (1998)

    • Pare che Gli spietati non abbia avuto tanto seguito al cinema quando è uscito, secondo Morandini, ma ci sono altre fonti attendibilissime che dicono sia un bel western, tipo me….

      • se non ricordo male Morandini dà 4 al film in quanto tale (ci può stare) e 3 al successo nelle sale; questo è vero, essendo un film troppo bello per la massa degli italioti che al cinema preferiscono vaccate come SOGNANDO LA CALIFORNIA (Vanzina) o ANNI 90 (Oldoini) o sbavano per la smutandata Sharon in BASIC INSTINCT

        • Mi sa tanto che te lo sei pure comprato alla fine. Non oso pensare agli altri, da te non citati. Per me, fino a tarda età, il cinema iniziava con Pulp fiction, ma per Gli spietati mi son sempre chiesto perché piacesse, ed è stato ogni volta qualcosa di diverso. Continuiamo con i Vanzina noi (Sharon Stone ci ha fatto sbirciare, ma una Monroe o una Loren, dove le mettiamo?? Fantasia al potere, anche nell’immaginarsele) o recuperavamo in vhs Leone, al massimo, ma Lo straniero senza nome dove lo mettiamo??? Eastwood sarà pure Callaghan, ma mi sono realmente sorpreso per quasi tutti i suoi western, ha sempre qualcosa da dire e da mostrare.

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