Arrivederci, non addio – Michael Mann

Prima di continuare questa piccola serie di post dovrei fare la lista dei registi più frequentati in questo blog:

  1. Steven Spielberg, tutto, anzi di più, se ci metto dentro anche TinTin. Superato in pectore da Clint Eastwood, del quale completerò la filmografia nei prossimi giorni.
  2. Francois Truffaut
  3. Billy Wilder
  4. Francis Ford Coppola, che peraltro recupererò nei prossimi anni
  5. Martin Scorsese, ma si merita una completa revisione
  6. Woody Allen, anche lui meritevole di essere rivisto in toto, dall’alto dei 24 film registrati
  7. Brian De Palma
  8. Dino Risi, primo italiano, e non lo sapevo nemmeno
  9. Barry Levinson, un exploit sospetto…
  10. James Cameron (9 su 8)
  11. Michael Mann, oggetto di questo post (9 su 11)
  12. Sidney Lumet (9 su 45)

Michael Mann esiste per me a partire da…

1. Heat – La sfida, e non ditemi il contrario. C’è più cinema lì, che in due o tre capitoli di Fast and furious, o di Crank, insomma, è il filmone d’azione che mi tengo duro da quasi vent’anni. Il minimo che vi può capitare è incontrare Pacino e De Niro nella stessa scena, ma pure un Val Kilmer in auge eppure trattenuto, o una lotta polizia-cattivi che non ce n’è per nessuno.

2. Manhunter – Frammenti di un omicidio. Hannibal Lecter non ancora famoso, piuttosto imprigionato. Anche qui la tensione si taglia solo col machete, ed il remake è interessante solo per il “trova le differenze”.

3. Strade violente. Visto di recente, mi è piaciucchiato, ma rispetto ai successivi si merita una citazione, un terzo posto. Si respira la stessa aria di Heat, ma con un protagonista solo, un James Caan infine perdente.

4. Nemico pubblico. Public enemies. E’ stata una lotta dura, ma Collateral non è niente, Miami vice è qualcosa di già visto, quindi via allo stranimento per le riprese in HD, e finalmente un approfondimento su Dillinger. Lascia l’amaro in bocca, ma è un buon film. Johnny Depp è credibile anche così.

5. Alì. Il film biografico sul boxer che riesce a prenderti perlomeno per l’incipit, quella canzone quasi urlata, qualcosa che somiglia a Toro scatenato, ma Alì è nero, incaxxoso e incaxxato ed ha una certa umanità, oltre che problemi col servizio militare, vuol diventare musulmano, ma negli anni più difficili. Ogni tanto i registi escono dal loro registro e fanno cose buone. Un incredibile e ancora credibile Will Smith.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.