Il dottor Stranamore, ovvero:

come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba….tradotto letteralmente dal titolo inglese originale. La fatica non è questa però, perché continuo a leggere di K. e gli spunti aumentano: in una biografia, delle due che ho per le mani, ci sono più di 60 pagine dedicate al prossimo film…E’ anche una goduria, se ho beccato l’edizione a due dvd del film, l’unico non registrato, e non immagino quello dedicato a 2001: Odissea nello spazio, che sfortunatamente non possiedo. Ci sono pure due citazioni, tratte dal Castoro, che ne fanno di diritto, o meglio di conquista, uno dei film della Top 100: 63°. Avevo promesso di guardarli alla fine, ma questo è un tributo, pensato appena ho visto i due tomi in biblioteca.

Ci sono due storie su come K. sia arrivato a questo film: inizio ad essere disilluso sugli USA, ad avere paura, quindi divenne ossessivo anche verso il tema della deterrenza nucleare, della teoria dei giochi e iniziò a proteggere lui e la sua famiglia, dagli altri, ma anche dalla velocità, ad isolarsi e a diventare un pò paranoico. Se ci aggiungete la mania del prender nota di tutto su block notes personalizzati e di catalogare tutto, capirete il mito. Dal Castoro:

Il problema atomico è il solo in cui non c’è la possibilità che qualcuno apprenda qualcosa dall’esperienza. Il giorno che succedesse qualcosa, resterebbe tanto poco del mondo che conosciamo, che l’esperienza non servirebbe a nessuno. Per questo mi è parso un problema da trattare drammaticamente.

Se il punto di partenza è questo, contestato nell’altra biografia, non si comprende perché abbia trattato tutto con la più violenta satira del periodo su un tema così preoccupante, in un modo perlomeno anticonvenzionale. Ancora dal Castoro:

Dato che sempre meno gente trova consolazione nella religione com in un cuscinetto tra sè e il momento finale, temo che inconsciamente si faccia strada una sorta di perverso conforto all’idea che in caso di conflitto nucleare il mondo morirà con noi. Dio è morto ma la bomba c’è ancora; così, le persone non sono sole nella terribile vulnerabilità della loro mortalità. (…). Per me, l’unica vera immortalità è ciò che mette in pericolo la specie; il solo male assoluto, quello che minaccia di annientarla.

Perché quindi ne è uscito un film così? Magari all’inizio voleva trattarlo veramente in modo drammatico, ma ci sono due fattori importantissimi: l’impossibilità di considerarlo troppo serio e Peter Sellers. C’è un aneddoto su quando K. e James Harris iniziarono a scrivere il film, ed uno per il poi. Ci impiegavano anche la notte, e nelle ubriacature di parole ridevano di un’eventualità: e se nella Stanza della guerra avessero avuto fame? Ordinavano due pizze? Ecco spiegato il catering nel film? Il progetto andava avanti comunque come dramma, ma quando i due si lasciarono, ed è l’altro aneddoto, il regista disse al produttore che lo voleva in veste di “commedia”, e il secondo si lamentò che non poteva lasciarlo solo per dieci minuti che tentava di affossare la sua carriera…

L’ispirazione venne da un libro di Peter George, anche lui ossessionato dal nucleare, consigliato da uno dentro ai possibili scenari bellici. Per l’atteggiamento che assunse trovò una mente fertile di satira, ovvero Terry Southern, che forse propose il titolo. La Columbia si fece carico del film, ma forse impose la partecipazione di Peter Sellers (le fonti discordano), in difficoltà non solo economiche. Apriti cielo…Per i soliti problemi di un film di K. si fece avanti addirittura il governo USA, con dietro l’Aeronautica. Altro problema poteva essere la scenografia della Stanza della guerra, e Ken Adam ne fece, al secondo tentativo, qualcosa di esemplare, un pò copiato ma che diffondeva, insieme al regista in giro per il set, un certo senso di oppressione; tutti dovevano poi camminarci con le pattine… Sellers poi aveva problemi coi ruoli, e non si fece carico del 4 personaggio, il pilota del bombardiere. Lui garantì un’improvvisazione geniale, tanto in sintonia col regista che si è detto fosse stato un duetto jazz, in cui uno aiutava e completava l’altro; la sceneggiatura aveva quindi meno importanza.

Il finale è stato tagliato per due motivi. Ciò che pare un taglio, ovvero dopo che il dottor Stranamore che si alza dopo essersi reso conto che il mondo stava per finire (nelle sue fauci forse), è perché si era pensato ad una battaglia a torte in faccia tra quelli della Stanza. Non convinceva, non era stato cassato dalla MPAA e dalla Columbia, e intanto JFK venne assassinato, per questo venne tagliato. Ci fu poi una certa discussione su chi avesse scritto la sceneggiatura, (confortata dall’insuccesso di A prova di errore, accusato di plagio e dal plauso di critica e pubblico, distribuito anch’esso dalla Columbia); con Southern, non proprio accreditato per lo script, una delle biografie ipotizza un possibile coinvolgimento di K. nel porno di autore, ma così venne fuori che “solo di rado K. riconosceva agli altri scrittori il giusto merito”. Intanto diventò famoso, senza star dietro a nessuna corrente, tipo la Nouvelle vague, o anticipando la New Hollywood, tra Hollywood e l’Inghilterra…

Ghezzi nel Castoro parla di satira pure per i nomi, di città o persone, e di sesso nel film, dappertutto, in forma di metafora o diretto, accennato o reso romantico. Ci vede anche la “crisi di comunicazione” tra gli ambienti. Io ci aggiungerei pure una ironica e spaventevole noncuranza del tempo che passa: a parte Mandrake, viene raddoppiata nei comandi ripetuti nel B ’52.

 

 

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