Arancia meccanica

Strano, pareva ormai un film da censurare comunque e dovunque, ma gli anni passano, e Rai2 prima, Rete4 poi, l’hanno riproposto almeno una volta ognuna. Ricordo che 15 anni fa l’ho visto su vhs, avuta non si sa come da un amico, che gli sembrava utile e dilettevole farmela vedere. Non ci vedeva forse il cinefilo, più qualcos’altro forse. Non ho capito il messaggio fino a poche ore fa. Tra l’altro poi l’ho trovato nella videoteca sotto casa, ma con le biografie, senza Ghezzi e il documentario trasmesso quella volta dalla Rai, direi che ho motivi per cui riflettere sul libero arbitrio e la libertà, la violenza e quello che ha fatto Kubrick.

“Strano come un’arancia a orologeria”, una storia dolorosa per Burgess, brutalizzata dai censori per la distruzione della lingua inglese e non capita dal pubblico inglese, mentre in America fu un successo. Inizialmente non vide un soldo per i diritti, poi si esaltò per il coinvolgimento di K., per la sua visione del futuro, ed infine, per la sceneggiatura e i credits, le fonti danno versioni diverse sull’eventualità che si sia arrabbiato. Non ne trasse che svantaggi e disonore…

Il regista comunque pagò tanto per poter trattare il film, quindi si impegnò a scrivere lo script, era la prima volta, e limitò le spese successive. Due milioni di dollari dalla Warner (contattò anche la Zoetrope di Coppola), che pensava alla censura, ed una truppa ricavata dall’idea che non poteva, in quegli anni, sembrare più un dinosauro, quindi pensò alla Nouvelle vague, che si ricorda anche per i costi ridotti.

Voleva essere fedele al romanzo, voleva mostrare la giocosità della violenza di Alex, stilizzandola con la musica: comunque tutti ne siamo affascinati, siao gli assassini più privi di scrupoli del pianeta, e no siamo molto diversi dai nostri antenati primitivi, diceva. Per il regista inoltre c’era anche uno studio a più livelli dello stato naturale dell’uomo quando non è temperato dalle regole della società, uno sociologico sull’intervento dello Stato, l’altro, onirico-simbolico: “Non si può paragonare ciò che fa Alex a una qualsiasi realtà quotidiana. Vedere un film è come sognare ad occhi aperti”, “un fattore importante nell’influenzare le nostre sensazioni sul film”, quindi “è per questo che ci sentiamo sollevati quando Alex è “curato” nella scena finale”, colui che rappresentava comunque la “nevrosi generata dal conflitto fra la nostra natura e le restrizioni imposte dalla società”. Per Burgess invece Arancia meccanica parla del pericolo di recuperare i peccatori minandone la capacità di scegliere fra bene e male.

Il regista quindi si studiò la psicologia dello sviluppo, Pavlov e il condizionamento. Si inventò pure un nuovo metodo per trovare le location, vicine a casa comunque (?), con delle riviste di architettura ed archivia tutto. La fotografia non doveva essere più nelle sue grinfie, ma cercò comunque delle innovazioni tecnologiche, come il sistema di microfoni con cui registrava i dialoghi, a presa diretta ma senza giraffa. K. volle subito Malcolm McDowell, perfetto per il ruolo pensava, ma infine molto provato fisicamente; a lui venne l’idea di Singing in the rain nella scena dello stupro, ma questa è stata pensata e ragionata per bene, col tempo necessario. La musica classica venne resa futuribile con dei compositori fuori dagli schemi.

Anche qui K. dirigeva pure la distribuzione. Inizialmente le critiche erano discordanti, poi ci fu la censura e le candidature agli Oscar, infine le condanne, discusse dal regista in persona: “Quando ci si chiede se sia giusto che la violenza sia divertente, è necessario rendersi conto che la gente è abituata al divertimento di certi tipi di violenza. Lo si vede quando l’eroe del western alla fine ammazza tutti i cattivi”, e almeno vinse la battaglia contro Cane di paglia di Peckinpah. Queste parole vanno però contro l’emulazione che provocò, ed il regista decise di ritirare il film in Inghilterra, che non potè essere riprodotto nemmeno in parte.

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