David Fincher – Quasi tutti i film

Alcune premesse. Prima o poi commenterò altrove, poteva diventare un’abitudine, ma è il cambio di stagione che mi demotiva. Ho aggiornato il file Ancora da vedere, con la lista di quelli che ho finora registrato e che, tranne le eccezioni alla fine, saranno oggetto dei miei cicli (pure il foglio elettronico di quelli già visti). Ogni giorno riesco a dare i voti ai film dei registi, con i quali estrarre quelli da salvare (a giorni un post). Ho deciso poi di aggiornare spesso il file della crew perfetta, se si può chiamare così, piuttosto di farne dei post…sempre se riesco a liberarmi della stanchezza da cambio di stagione.
Seven. Ricordo, quand’era uscito, che ho citato un Duel davanti a una ragazza, per far colpo: mi è rimasto solo il film…Eliminato dall’archivio tanto tempo fa, l’ho trovato nei vecchi raccoglitori di dvd, e per completare un ciclo su Fincher ci doveva stare. Non era il suo esordio, Alien era diventato quasi un franchise e il suo terzo capitolo non riuscirei a guardarlo, tante le volte che l’ho visto, tanto lo so a memoria, ma è il primo film vero del regista. Questa volta, dopo averlo visto, ho pensato, o immaginato, un finale alternativo, e su Google ho trovato qualche traccia, ma niente di roboante. E’ stata comunque un esperienza, perché rivederlo a distanza di anni ti fa guardare un film con occhi diversi, qualche conoscenza in più e il peso di una soverchiante cinefilia. E’ ancora perfetto, morboso e freddo, ma perfetto. Non penso infatti che si sia trattato così a fondo un serial killer, anche se le scenografie, le scene del crimine, certi ragionamenti e il pessimismo sulla razza umana sono a uso e consumo quotidiano di coloro che riescono a godersi anche CSI.
The game – Nessuna regola. Più o meno le stesse considerazioni valgono per questo terzo film del regista. Cosa c’ho trovato di diverso, dopo tanti anni, dopo averlo visto almeno una mezza dozzina di volte (2 la volta che l’ho noleggiato, per vedere se c’era qualcosa che non andava)? La colonna sonora, che imbruttisce tutto ciò che pare un thriller, in senso positivo, un Michael Douglas perfetto per il ruolo (Gekko docet?), le trovate, che continuano a sorprenderti, anche per un certo nonsense, e l’immensa quantità di soldi che deve pagare Sean Penn per l’organizzazione di tutto. E’ un gioco, ci viene rivelato alla fine, ma non esattamente oggetto di immedesimazione. E’ questo il limite di The game? E’ comunque tutto originale, mai visto, qualcosa che avresti voluto vedere nelle mani di Hitchcock, ma Fincher c’ha provato. Debora Kara Unger ti rifà gli occhi. Ci poteva essere un finale diverso, a quanto dicono.
Panic room. Visto una sola volta in vita mia, perché non mi ha colpito abbastanza. L’occasione è quella giusta, e anche qui c’è un certo pessimismo per la razza umana, costante con più variabili nelle regie di Fincher. Ho seguito tutto con buona partecipazione, poi mi son perso la scena in cui le stanze si invertono, in cui i ladri entrano nella panic room e la Foster rimane fuori. Trovata geniale? Non direi, anzi quasi peggiora un film in cui gli effetti speciali servono, e sono usati bene, come nei titoli iniziali, la fotografia è lodevole, c’è il sentore di claustrofobia, anche se non ne soffri, ma i soliti presupposti del genere thriller lo mettono nei punti più bassi della filmografia. La Foster, che doveva già essere la coprotagonista in The game, sostituisce la Kidman.
Zodiac. Il più bello del ciclo, lo devo ammettere. Già nei titoli di testa si capisce che c’è buona musica, Randall Poster garantisce, e tutto il resto è facile, non come la trama: fotografia ottima, attori quasi totalmente in parte (tranne Downey Jr.), costumi e scenografie che ti buttano negli anni ’70, San Francisco eterna protagonista, ma solo all’ennesima visione capisci tutto, perché un calo di attenzione è fatale: ben scritto, forse anche troppo, con tutte le deviazioni che prende, ma manca di immediatezza, di scene che permettono di risalire agli ultimi 5 minuti, di andare al bagno… Il secondo serial killer del regista, ma non so quale sia più odioso, quale merita l’anonimato o l’ira.
The social network. Dunque…ho saltato Alien 3, Fight club e Il curioso caso di Benjamin Button….Rimane una buona parte dei suoi film, datemi il permesso di continuare a scriverne….Ricordo la filippica che ho lanciato l’ultima volta che l’ho visto, due o tre anni fa, anche lì contro Facebook, per un fondatore senza apparenti scrupoli, che agisce con non so quali scopi. Ieri ho letto che il social network ti dice se diventerai gay, poi ho capito, guardandolo il film di Fincher, perché lì anche un’immagine un pò sexy, che non sia delle tue, viene bannata con motivazioni che possono sembrare retrograde. Facebook, dicevo poco tempo fa, ha cose positive e negative, ma non siamo arrivati a conoscerle tutte. Per come è sceneggiato il film poi, Zuckelberg pare uno affetto dalla Asperger, ma con un piccolo cuore, e gli altri, co-fondatori o ispiratori, non sono proprio da disprezzare. Aaron Sorkin ce li ha disegnati così, complicando e semplificando, robe impossibili per un film basato su un sito internet, con tutto ciò che questo si porta dietro (e non parlo solo dei soldi e degli avvocati). Pare quindi avere un anima, pare che il pessimismo della ragione non stia solo dalla parte del fondatore, anche se il finale, con l’aggiornamento della pagina della ex sia tra mettere tra le migliori scene della filmografia di Fincher.
Millennium – Uomini che odiano le donne. All’appuntamento col terzo serial killer del regista non potevo mancare, e pure per un remake stranissimo da parte di Hollywood: attori americani, location svedesi, tutto scritto in inglese, da un romanzo già adattato in una miniserie. Anche qui, se non state attenti, vi perdete; c’è un filo logico che si perde facilmente, a parte le scene semplici e quelle più brutali. Di nuovo all’inferno, ma non finisce qui, perché magari è già in preproduzione il seguito, non si sa mai che Fincher ci faccia la sorpresa di un dittico da far uscire a distanza di pochi mesi, ma non ne ho ancora letto in giro. Aspetto buone nuove, e non vedo che il regista del ciclo al timone del completamento della trilogia. Peccato che Stiegg Larsson se ne sia andato così presto. Si scende all’inferno scrivevo, perché la scena della violenza era già dura con Noomi Rapace, che si vede oggetto di altre cose inenarrabili già nei film originali, e il film prende diverse pieghe, tutte improbabili e bruttissime (l’uomo con Fincher cade sempre più di girone in girone…), ma diverse dalla verità, un macigno che ti cade addosso poco prima della speranza, della presa in giro finale. Peccato che Lisbeth debba soffrire ancora…
Seven 350° in Top 2500.
Zodiac in 1585a posizione.
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