Martin Scorsese – Parte I

Non mi restano che il blog, il cinema, i film, oppure ho voglia di finire qualcosa??? Accantonato il progettone sul meteo della mia cittadina, ricomincio a scrivere di film, come scelta secondaria, ma anche come passione che ha degli alti e dei bassi, un pò come Facebook, mai come il mio lavoro stagionale. Ho passato diversi momenti, in questi 5 anni e passa, in cui il cinema mi prendeva e si faceva abbandonare, ma è qualcosa che mi tiro avanti da almeno un ventennio, e Internet permette di condividere questa passione, con la matematica o con la compagnia, con le informazioni o con le scoperte improvvide, con i colleghi e con le nuove conoscenze… Amo il cinema, che ci volete fare…

Martin Scorsese mi ha accompagnato fin da quel spaventoso Cape fear, o forse da Quei bravi ragazzi, e meritava un bel ciclo, come tutti coloro che, ormai, a scapito delle nuove classifiche dei registi, ho registrato di gran lena. Il giochino della tv, che passa quello che passa, prosegue davanti alle nuove liste, postate nelle settimane scorse, ed escludo, per ora, la compilazione di cose simili per gli attori: la dovuta inclusione di Meryl Streep, stranamente poco citata nella Top 2500, ha fatto salire il numero degli attori a 304, ma per salvarmi psichicamente, almeno per ora, abbandono il progetto, e torno a vedere film, tento di recuperare quelli che non ho visto in queste settimane, con un tour de force che mi potrebbe anche far ricordare i vecchi tempi di cinefilia oltranzista e ottimista.

America 1929: strerminateli senza pietà. Perché, che c’entra Scorsese con questo film??? Roger Corman sta lì, a due passi da lui, magari senza il fiato sul collo, visto l’agilità con cui è stato girato (dal Castoro, of course), e nelle riprese, nelle idee che il regista ha potuto inserire. I presupposti non sembravano facili, viste le richieste del produttore, gli attori potevano intromettersi, il tema poi…e vogliamo ricordare il finale? Quel Cristo socialista che parte inchiodato sul treno??? Perché non è stato censurato? Forse perché parlava solo di una pagina drammatica della storia americana? Ad essere sincero, la prima volta non l’avevo capito, non sapevo come inquadrarlo nella filmografia del regista, ma se si pensa ai reietti protagonisti, beh, è fenomenale, e nessuno ha avuto il coraggio di descrivere simpaticamente uno così a sinistra.

Prima colpevole assenza dalla tv: Mean Streets…

Alice non abita più qui. Scorsese tra l’incudine e il martello: il primo film autoriale vs. il metodo hollywoodiano, e per giunta si vedeva arrivare quelli che per il Castoro sono i “movie brats”, come Landis, Carpenter e Spielberg, i cd ragazzacci. Direi che se non azzeccava l’occasione, Martin poteva fare solo il montatore. E’ uscito comunque qualcosa di molto equilibrato, e non voglio inserire il video di Where or when con Ellen Burstyn come l’altra volta che ne ho scritto per il blog, ma nemmeno citare le lotte col figlio, e nemmeno i due uomini che incrocia per strada, uno col solito Harvey Keitel, sorprendente, l’altro col prezzemolino degli anni ’70, un Kris Kristofferson che non posso non ammirare, ma tutto, compresa la fotografia, si rivela qualcosa di, anche qui, fuori dal Scorsese che conosciamo. Il regista ha mano anche per storie del genere, è un peccato che lo si ricordi per i gangsta movie. Ah, c’è una giovanissima Jodie Foster, prima ancora di Taxi driver.

Taxi driver è in Top 100, quindi ne parlo in un’altra occasione.

New York, New York. Altro film già visto, questa volta però si notano cose diverse. Robert De Niro ha trovato tempo, negli anni ’70, anche per questo, ed iniziava un sodalizio che prosegue ancora adesso; direi che se adesso compilassi la classifica degli attori, negli anni ’70 era lui in cima. Il film però è un musical non musical, anche se c’è la diva per eccellenza, una Liza Minnelli che non immaginavo giovane. Scorsese improvvisa, ma con dei maestroni dietro, e nel Castoro si cita pure Orson Welles di Quarto potere, ma rimangono in testa le canzoni, la scena della festa per la fine della guerra, quel duetto che farei vedere  e rivedere a certi commedianti. Il finale poi neanche me lo ricordavo, un’esplosione di colori e di fama che viene solo puntellata dall’addio di gusto piuttosto amaro. Chissà se in passato ho visto questa versione, perché all’epoca non aveva avuto successo senza una specie di happy ending.

L’ultimo valzer. Visto ieri, e già il titolo…Qualche tempo fa, per la prima classifica degli attori, ho ipotizzato gli incontri speciali, quei film che raccoglievano gli attoroni del periodo, i cast perfetti. Qui si parla del gotha personale del rock. Cito a caso, non in ordine di preferenza: Neil Young, Van Morrison, Muddy Waters, Neil Diamond, BOB DYLAN, una cantante che finalmente ha una faccia, Joni Mitchell…Il rock sarà pure nato negli anni ’50, ma con L’ultimo valzer dava quasi un addio, perché poi sarebbero venuti i Joy Division e il punk, l’elettronica e roba da poco. Tutto girava intorno a The band, che sapevo già nella classifica di Rolling stone, ma non mi và di cercare le collaborazioni, piuttosto a quale punto della loro vita erano arrivati, i partecipanti al loro concerto del ’76, quali loro album erano usciti, come c’erano finiti lì…No, mi basta questo atto d’amore di Scorsese per il rock, non il primo e nemmeno l’ultimo, e salterei volentieri le pagine del Castoro, se non fosse che vorrei trovare qualche trivia. E chi se ne frega delle riprese, della produzione, della regia, del sonoro…

American boy neanche sapevo l’avesse fatto, Toro scatenato è in Top 100, Re per una notte non l’hanno fatto in tv….

Fuori orario. E te credo che Ghezzi abbia preso questo film per le sue trasmissioni (Diciamo che il mood di Rai 3 nel notturno del weekend spero sia sempre quello, spero sia incasinato e assurdo, ma con l’intento migliore che si sia mai visto in un canale tv, quella cinefilia che ti fa sobbalzare di gioia o ti annoia fino al sonno. Non manca il coraggio, manca un Fuori orario continuo, una RaiMovie dedicata o diretta da Enrico Ghezzi). L’avevo già visto per il blog, ma qui ci si diverte nel veder precipitare le cose. Ora vado sul Castoro, perché non so da dove l’abbia tirato fuori, Scorsese, un gioiellino del genere. Dopo aver pensato a Gangs of New York, dopo aver divorziato da Isabella Rossellini, dopo aver rischiato la vita per la droga, dopo un primo tentativo di fare L’ultima tentazione di Cristo, aveva voglia di lavorare e basta, quindi si mette sotto con una produzione indipendente. E’ un fuorilegio di trovate, critiche, assurdità, analogie neanche tanto celate, in un genere, quello della slapstick comedy, che non si può pensare suo. Ed invece c’è da divertirsi, e parecchio. Non gli manca il favore dei critici, dei premi, ma nessuno penserebbe a lui come regista di Fuori orario.

In Top 2500:

  • America 1929: sterminateli senza pietà: 2516°
  • Alice non abita più qui: 1725°
  • New York, New York: 2271°
  • L’ultimo valzer: 1444°
  • Fuori orario: 474°

Ed ora eleggete il migliore della cinquina:

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Un pensiero su “Martin Scorsese – Parte I

  1. New York New York devo ancora vederlo…..
    Fuori Orario l'ho visto solo una volta e si è uno Scorsese diverso dal solito…..il film non è banale e si guarda volentieri, anche se
    non rientra completamente nei miei gusti…..
    gli altri film proprio non li ho visti…..
    Ciao!

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