Alfred Hitchcock – Parte I

Per pigrizia, per qualche ora concessa al sonno ristoratore, non ho partecipato alla celebrazione bloggara di Hitchcock. Ogni tanto succede…

Come immaginavo nessuno ha risposto al quiz sulla testata. Mi spiego meglio: ogni volta che l’aggiorno vi chiedo da quale film è tratta l’immagine. Ricchi premi, bottiglioni e delizie per il palato a chi sa darmi la risposta giusta. La risposta di questi giorni era: Il club dei 39.

Per questo genio ho deciso di servirmi di tre libri, letti di filato, senza badare alla filmografia o alla biografia: Hitchcock secondo Hitchcock, uscito per Baldini&Castoldi, Il lato oscuro del genio – La vita di Alfred Hitchcock, di Donald Spoto, e l’immancabile Il cinema secondo Hitchcock, di Francois Truffaut, un libro immancabile per un cinofilo.

Per i film si parte da lontano, da lontanissimo, e pensavo, mentre li guardavo, che infondo la tv è buona con noi, bastano i soldi e un bell’aggiornamento tecnologico; in 3 anni ho registrato il 70 % dei suoi film, e se andiamo agli ultimi mesi, ho visto quasi per interi Truffaut, Wilder e Eastwood. Se approfittate degli avvisi di Film.tv.it, avrete delle soddisfazioni del genere.

L’uomo che sapeva troppo (1934). Ve l’avevo detto che sarei partito da lontano. Credevo avesse ispirato quello del 56, con James Stewart, così avrebbe senso l’operazione Psycho di Van Sant, ma mi sbaglio, è tutt’altra faccenda. Ci sono le ingenuità del caso, come nella tecnica e nel montaggio, ma è comunque un bel vedere. Non speravo di divertirmi (e qui ci sarebbe da scrivere su tale emozione per Hitchcock…), ma si vede che ho beccato la persona giusta. Due cose, due segni del tempo: non si citano mai, dico mai, gli Stati coinvolti, nemmeno l’Italia, forse ipotizzabile vista la faccia del cecchino, e le scene finali sono state oggetto di censura preventiva: l’assedio è realmente accaduto, ma non se ne poteva parlare.

I 39 scalini (o Il club dei 39). Eh si, dato in tv qualche settimana fa. Senza Film.tv.it non l’avrei notato, e anche qui mi sono molto divertito, cosa assai improbabile anni fa. Un film di spie che inizia con una rissa, un tentativo di seduzione e lo strano atteggiamento di una donna, che fa preoccupare, viste le nostre conoscenze della psichiatria, ma viene subito smentito dall’atteggiamento tenuto dal regista. Credevo che lo spionaggio avesse dato tutto, ma in questi frangenti bisogna partire dall’inizio, anche se è solo sperimentazione, siamo agli albori, e non c’era nemmeno la Guerra fredda. Era però il 1935, e chi ha voglia di studiare storia sà che non erano tempi tranquilli. Anche qui, però, niente nomi o Stati, solo “potenze straniere”….Dovreste leggere il primo libro da me citato per capire come Hithcock fosse impreparato e piuttosto sfigato nel dirigere i primi film, quali accorgimenti tecnici, le scappatoie, i trucchi del film, perché all’inizio, senza Hollywood dietro, si arrivava alla fine della produzione di un film senza un soldo in tasca.

Giovane e innocente. Le attrici per Hitch…ce ne sarebbe da scrivere, ce n’è da leggere soprattutto, perché questa giovane attrice era anche ne L’uomo che sapeva troppo, aveva 18 anni e poteva emergere…non se n’è più sentito parlare invece: Nova Pilbeam (il nome sà un pò di Fritz Lang, ma all’epoca direi che l’avrei dato anche a mia figlia). E’ un film semplice, col solito McGuffin, la cintura dell’impermeabile, e il finale è piuttosto buono, anche se la psicologia dell’assassino è disturbante, negli attimi precedenti alla resa. Sempre nel primo libro c’è un’intervista basata sugli inseguimenti, qui esemplificati con schermo dietro gli attori e una macchina più vecchia del dovuto; dappertutto nel cinema, si scrive, ma l’ho saltata a piè pari, perché mi pare il regista prendesse per i fondelli chi faceva le domande.

La signora scompare. Si torna allo spionaggio, ma prima un bel giallo, e prima ancora la commedia. Ci sono un bel pò di personaggi, era difficile manovrarli, alcuni sono anche superflui (i due ossessionati dal derby più di una volta mi hanno fatto pensare a ciò che nemmeno la censura avrebbe pensato a quei tempi). La commedia era il genere che doveva interrompere, doveva dare una pausa agli spettatori di Hitch, nei suoi film, ma qui si prende buona parte dell’incipit, e direi che il regista ci avrebbe saputo fare; il giallo invece è ben congegnato, non c’è assolutamente niente che fa rimpiangere i tipici thriller psicologici alla The others o The sixth sense: la pazzia è dietro l’angolo. La parte spionistica fa decadere il film, come al solito senza nomi o Stati, ma è comunque sufficiente.

La taverna della Giamaica. Ogni tanto succede che non sai perfettamente dove un film è ambientato: Cornovaglia (e dov’è?) o Jamaica? Con il tempo che passa ti accorgi che te ne puoi fregare, perché ci sono personaggi e situazioni che non possono legare tra loro, e forse Hitchcock se ne è fregato notevolmente, e ci metto pure l’ambientazione storica. Non è tra i memorabili del regista, ma la situazione introduttiva, il legame che c’è tra i personaggi puoi solo ipotizzarli: una ragazza piuttosto a modo che non ha altro che una zia come famiglia, che lavora in una taverna con un marito piuttosto violento, a capo di una banda che approfitta dei naufragi delle navi da carico; un giudice di pace gaudente e ricco che sta dietro a tutto. Noi sappiamo fin dall’inizio che lui è il cattivone, ma nel film non lo sanno, e ci divertiamo spesso con lui, interpretato dal grandioso Charles Laughton. Speravo di dimenticare in fretta il film, devo ammetterlo, come tanti del resto, ma credo che superi comunque la sufficienza nei miei voti.

In Top 2500:

  • Il club dei 39: 338°
  • La signora scompare: 1144°

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4 pensieri su “Alfred Hitchcock – Parte I

  1. quanto all'immagine in alto, si tratta di un fotogramma da REBECCA, LA PRIMA MOGLIE
    al centro la terribile governante, signora Danvers

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