Pietà

Che errore madornale, che sbadatezza, che coglione!!!! Mi farò mai perdonare? Tenterò di recensire il vero film, perché di cantonate come questa non penso le abbia mai preso nessuno…

E’ che sono concentrato nella raccolta dei voti per la classifica degli attori, e in una riformulazione di quelle settennali dei registi, e quell’astio, quel pregiudizio verso il cinema orientale mi fanno abbagliare, anche se c’è Chan-wook Park e c’è Kim Ki-Duk, uno che ha diretto Nicole Kidman (ho appena raccolto da Film.tv.it il voto di The others, e mi sono accorto della faccenda), mentre l’altro ha fatto Ferro 3 e Primavera, estate, autunno…e ancora primavera.

Anzi, ve lo scrivo due volte, se volete: ho sempre pensato che ci sia stato un cambio di registro da Mr. Vendetta al secondo film di Ki-Duk. Santo Giove, ma mi perdonerete mai??? In effetti Pietà sarebbe stato nelle corde di Chan-wook Park (prima scusa infima), ma quando si è in ferie, pensando a tutt’altro, ti sfuggono tante cose, e le facce orientali si somigliano parecchio (seconda scusa infima)…poi, tutte quelle h e k…

Mamma mia, buttatemi da Internet, datemi fuoco, non permettetemi l’oblio (prima o poi garantito in futuro a tutti, secondo intenzioni UE), ho ancora cose da scrivere!!!! Per perdonarmi lo metto in cima alla classifica parziale, dalla quale trarrò il film da salvare dei 10, così ci sono buone probabilità che per punizione debba rivederlo. Pietà….

Kim Ki-Duk mi ha abituato a vendette spettacolari, con impianti visivi strabordanti, a storie che prendono il largo, forse, ma la Trilogia era un’altra cosa. Nei titoli di testa di Pietà infatti, scarni, senza colonna sonora, ci sono solo due attori, e la maggior parte del lavoro l’ha fatto il regista. Il vincitore del Leone d’oro del 2012 ha un’ambientazione che fà tanto film sudcoreano, anzi asiatico, anzi quell’insieme di film che per ora evito volentieri, i quartieri suburbani di una città industriale, dove c’è una popolazione legata mani e piedi ai macchinari da fabbrica, ed è bruttissima. Il primo ingrediente è un aguzzino che si prende un arto di ogni debitore, per questioni di risarcimento, per questioni di gioco, e le macchine, in questo frangente ci sembrano cattivissime. L’altro ingrediente è una madre, che compare all’improvviso dopo 30 anni da orfano, e ne vedremo delle belle, perché si parte dall’incesto e si arriva a…Non penso che ve lo siate perso, ma già a metà del film si può capire che non manca di sconvolgere la giornata, anche se le brutture sono tutte dietro alla fotografia scarna, ai dialoghi che interrompono i pianti e le botte. C’è una sequenza, nel prefinale, in cui vengono presentati tutti gli storpi, tutte le malefatte del giovane protagonista, e se non conoscessimo Kim Ki-Duk diremmo che la drammaticità sta già lì. Ma è l’unica eccezione alla sottrazione della trama, perché c’è ben altro…

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