Cesare deve morire

I Taviani qui non si sono mai visti: avevo paura della noia, per degli anziani ai quali non si potrebbe dare possibilità di sorta. Monicelli se n’è andato, Risi pure, Antonioni è dietro, Rosi ha vinto a Venezia, quindi perché? Non diamo per vinti tali registi, che hanno ancora le idee che ti rivoluzionano il cinema.

Qui l’ambientazione non dava adito a ripensamenti, il soggetto non era dalla mia parte, ma siamo al solito MA del post, quindi ecco la vittoria a Berlino, anzi, il trionfo. L’altro MA, e lo uso per la prima volta, è che c’è tanto dialetto, e stavo per rinunciare nei primi minuti…Poi, Giulio Cesare?!?!?!. Poi un ragionamento più ampio, ed ecco che si è rivelato un ottimo film. Ciò che mi ha affascinato di più è la non proprio netta separazione tra attori e personaggi, tra set e set, tra liberi e prigionieri. Tutto poi finisce con le serrature, ma immezzo c’è una potenza di tiro che ti raccomando subito di vederlo. Cesare entra nella vita di ognuno, e tutti si trovano un mezzo di espressione che pare un afflato di libertà, anzi, quasi una fuga silenziosa, ragionata.

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