Che. L’argentino

E’ bello avere un dvd-recorder, un decoder Myskyhd, un Medley, ovvero un hard disk multimediale con funzioni di registrazione, altrimenti non potrei farmi delle maratone di film ragionate. Se andate a un anno fa, infatti, vedrete mi sono dedicato a tutto Truffaut, Eastwood…insomma, mi godo il cinema, cosa che altrimenti, senza gli aggeggi di cui sopra, diventerebbe una serie di visioni perlomeno legate alla tv. Ora sto andando indietro negli anni, perché finché si parla di cinema dal 2007 al 2013, tutto per me è nuovo, e affermo la stessa cosa per tanto cinema che ho registrato nell’ultimo periodo, da Germi a Fellini, per dirne un paio.(Doverosa parentesi per i sprovveduti)

Il Che era un figura mitologica per me, che come tanti avevo il poster vent’anni fa, poco più che pischello. Studiavo Scienze politiche a Trieste, ma non sapevo esattamente chi era il Che, ed ecco che Steven Soderbergh prende improbabilmente in mano un progetto alquanto affascinante, tendenzialmente fraintendibile e potenzialmente ottimo. Ora andrei sul Morandini a vedere il consenso di pubblico, ma è un piacere saperne di più, anche se con Hollywood è imprevedibile la parte romanzata: c’era gente che non dormiva, altri che non mangiavano, alcuni feriti, le necessità fisiologiche forse nei contenuti speciali dei dvd…La rivoluzione è sporca, non fatevi abbindolare dal film!!! C’è comunque serietà, legalità, ambizioni, giustizia sociale, e Fidel Castro si vede appena, quasi ci fosse un messaggio non troppo subliminale dietro…Scusate, ma io come tanti c’ho il mito del Guevara romanticamente rivoluzionario, che, giustamente ricorda che in tutta l’America (solo del Sud?) c’era bisogno di una nuova democrazia. La novità sta nel fatto che fino a quel momento, fino all’ingresso a L’Avana non si parlava affatto di comunismo, aumentando il mito di quella Cuba, i partiti comunisti litigavano e quella guerriglia non avrebbe portato a un colpo di Stato. MA E’ LA STORIA CHE VOLEVO!!! A parte questo, a parte l’interrogativo di Soderbergh alla regia, con un Del Toro potenzialmente somigliante, si spende troppo tempo dietro alla guerra di strada, poco invece al Guevara all’ONU, e i suoi proclami, le sue intenzioni, il suo modo di agire è parziale, non ci fa vedere come intendeva la scuola, l’istruzione, le tasse, il furto…Ecco, forse c’era bisogno di meno spari, di meno azioni paramilitari e più di un Che politico.

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