Sono sempre stato riluttante verso Haneke, lo ammetto: c’è sempre qualcosa da spiegare, ed io non ho una grande base culturale dietro di me, ma quando un film senza romanzare fa vedere cose semplici, ed è pure premiato a Cannes, mi ci fiondo con entrambi i piedi. La moglie subisce un ictus, ma è solo un punto di partenza, qualcosa che ti fa anzi ben sperare. L’amore del marito è già immenso, totalizzante e insieme paziente. Ad un tratto, senza spiegazioni, senza nessuna introduzione, vediamo la donna sul letto, ed è una botta per l’animo di tutti gli spettatori: Alzheimer. Anche i miei sono anziani, ed oltre alla paura per malattie del genere c’ho l’ansia per il supporto che non potrebbero ricevere in casi del genere, senza parlare di altre complicazioni. Eppure l’amore…Ci sono tre scene che fanno pensare a come possa essere poetico un argomento del genere: la prima, l’introduzione, subito dopo i titoli di testa; la donna al piano, che scopri non suonare, era solo un cd; il finale, disturbante e per niente consolante, quasi un’americanata.volendo fare l’incazzato. Ci sarebbe anche la scena della visita della figlia, mi pare all’inizio della seconda parte, quando si mette a parlare del “mattone”. E il palco del teatro, fisso, come forse non l’abbiamo mai visto, e magari qualcuno c’ha fatto uno spiegone.
Tutto si compone di molte inquadrature fisse, di pochissima colonna sonora, una fotografia semplice, ed una solitudine che viene solo in parte compensata dalla minima rete di supporto che dovrebbero avere gli anziani…tutto qua…Ma quanto dolore…