Cowboys and aliens

Non so, ma l’atmosfera doveva essere quella de I predatori dell’arca perduta, ma il film di Spielberg è irripetibile, anche per come è stato accolto a Venezia trent’anni fa. Speravo fosse un bel colpo del cinema di intrattenimento, ma tutto appare troppo freddo. L’ideona però è bellissima, al pari forse di quella con Lincoln tra i vampiri…o erano i lupi mannari? Non voglio informarmi, che poi capiterà senz’altro che con Sky la cosa mi attragga più del dovuto. Cowboys and aliens ha uno svolgimento quasi canonico, dall’incipit al finale, ma c’è qualcosa che….Anzitutto Olivia Wilde (chissà come si pronuncia…), perché mano a mano che andavo avanti la ritenevo di una bellezza troppo imbarazzante, soprattutto per un film del genere; non che avessi voluto Christina Hendricks, ma almeno una Salma Hayek potevano regalarmela…I cattivi si sovrastano uno con l’altro, si incontrano, si annusano, si punzecchiano, ma alla fine è un tutti contro loro, in un purtroppo confuso conglomerato di terrestri contro alieni. Non che la cosa non dovesse accadere, anzi, ma, ad esempio, l’ironia poteva risultare utilissima. Daniel Craig smemorato e superdotato è comunque plausibile, mentre Harrison Ford ormai può solo aspettare Star wars, e con questo inizio a preoccuparmi.

Uscito il 14/10/2011.

The box

Quante suggestioni, quanta roba, quanta tensione, anche se il genere è solo quello della fantascienza, quindi la fantasia non è un limite. Questa volta ho aspettato i credits, per capire se era Ashton Kutcher (toh, l’ho scritto giusto) quello con la Diaz, perché chiamare uno così giovane, ma sono stato smentito. Ho scoperto poi un’altra cosa, che tutto è di Richard Kelly, e si vede benissimo, ma l’ispirazione gliel’ha data Richard Matheson, quello dietro a Duel, Al di là dei sogni e alla trilogia spuria dell’Ultimo uomo della Terra. Se andate qui poi, scoprirete come Kelly ha maltrattato il racconto.

C’è una strana cosa, oltre alla trama, alla tensione che non speravo di trovare: la colonna sonora. Tracce del miglior Hitchcock, o di Hans Zimmer, ma sono andato molto lontano, perché è di due degli Arcade Fire, e questo mi scombussola un pò. E’ il film più interessante della settimana, e forse gli darò un’altra occhiata. Per la trama rivolgetevi al vostro database di riferimento, ossia Filmtv.

Uscito il 23/07/2010.

Star trek – Una saga incompleta

Si chiude così il mio ciclo dedicato alle saghe, alle trilogie e tutto il resto. Non so se ho esaurito l’argomento, ma dovevo inserirlo prima o poi, e il lancio di Bibliofilo ha contribuito al passaggio di testimone. Prima o poi tornerò a parlare, non ne dubito…

Star trek, una divisione: trekkies o fan di Star wars? Questa è la domanda fondamentale…E se io stessi nel mezzo? E se a me, che ho frequentato nell’adolescenza la serie classica, che ho visto tardissimo l’esalogia, che non trova utile il klingoln o la filosofia jedi, non importasse più di tanto di entrambe? Avrò visto almeno un centinaio di puntate ma ero giovanissimo, e penso che qualcuno mi sarà pure piaciuto, ma non ci vedo motivi per farne qualcosa che superi la trilogia, o meglio, i primi tre film. Star trek – Il film, stranamente, mi ha affascinato per gli effetti speciali, mentre per la storia, in questi momenti di antidolorifici per niente magnifici, non ricordo assolutamente nulla. Ricardo Montalban nell’Ira di Khan era al limite del ridicolo, non a caso alcuni dei titoli visti erano nelle liste di qualche mese fa, tra i peggiori registrati; una storiella comunque, niente di chè. Rotta verso la terra, con le balene e San Francisco per i trekker originali, segna il passo per il mio dvd-rec, che mi fa fare il primo salto temporale: ha evitato a ragione Alla ricerca di Spock? Ecco, lui è il personaggio schematico più interessante che abbia mai visto, ma la mitologia della saga inizia ad incrinare la mia curiosità…L’ultima frontiera sembrava, dai ricordi che ne avevo, il più interessante, ma mi sbagliavo, e ora come ora ricordo la domanda “A che gli serve un’astronave?” e la romuliana, altrimenti il fratello di Spock, ma mi sa che dovevano, anzi devono dargli più spazio, magari nel prossimo sequel del remake della saga. La mancanza di fantasia di Hollywood però è solo recente, perché un collega mi ha detto che non riesce a seguire le cinque, dico cinque serie che sono venute fuori con Pikard e soci. Generazioni infatti aveva un bel nemico da sconfiggere, e la sua arma sbrodola viaggi temporali che, se sviluppati, potevano ispirare pure Doctor Who. Peccato che poi entrino Data, Warf, Numero 1, e l’accenno a Deep Space 9 non garantisce l’assoluto interesse. Ho mollato, non vogliatemene…

 

Source code

Con questo post inauguro una giornata di film recenti, quelli usciti per ultimi e trasmessi da Sky, i famosi Lunedì cinema che finora ho perso, quelli che mancano da 4 settimane. Tenterò anche di recuperare i telefilm, perché mi perdo continuamente dietro ad altre cose, e tendo ad accumulare cose da fare, guardare e leggere, come i blog dei miei colleghi.

Un finale ottimista e imprevedibile, quanto la teoria degli universi paralleli. Quanto mi affascina questo tema, da prima del finale della prima stagione di Fringe, almeno da Ritorno al futuro – Parte II… Ad aggiungere bellezza ci pensa un plot che ricorda quello di Ricomincio da capo, con Bill Murray, con quel caffè sulle scarpe, il biglietto da timbrare, le parole della bellissima Williams (anche se Vera Farmiga…), quei personaggi minori che all’inizio sembrano tutti colpevoli, tutti terroristi, anche il ragazzo con i capelli rossi. Andrebbe rivisto, per capire ancora meglio la trama, per trovare cose inutili e quindi progredire nella meraviglia. Forse solo il geniaccio di JJ Abrams può dare di meglio, sempre se non si è imbolsito, o i suoi colleghi, Kurtzman e Orci, responsabili di una possibile pausa di questo blog, perché Fringe attira più che mai, e una maratona è sempre buona.

Me ne avevano parlato bene, forse Sailor Fede, quindi l’anno scorso l’ho inserito nelle Prenotazioni di Filmtv. Poi è del regista di Moon, in attesa di un suo kolossal, perché ci sa fare, perché se lo merita. Ma chi l’ha scritto? Ben Ripley, un nome da eroe della fantascienza, che ha fatto poco altro: lo script della vita?

Strange days

Si, lo so: ho trascurato il mio blog preferito per qualche giorno, quando mi sono promesso di guardare molti più film ed eventualmente di commentarli. Penso a domani però, quando mi dedicherò esclusivamente alla poltrona e alla tv per rifarmi del tempo perso.

Strange days dopo una prima visione non mi ha impressionato granchè, ma nella blogosfera se ne parla ogni tanto, e mi pare abbia pure partecipato allo scorso Torneo dei film. Ad impedirmi di registrarlo ci ha pensato l’ambientazione; attenzione, non la tecnologia, peraltro esplicata solo nell’apparecchio fuorilegge con cui si vivono altre vite. No, quella è una trovata alla MacGuffin, se mi concedete il paragone, mentre tutto il resto è puro vintage anni ’90. Durante la visione, più volte mi è tornato in mente il Capodanno del 2000, al quale si giunge nel finale, che in realtà ha portato problemi più seri, o solo più preoccupanti per chiunque avesse un pc. Il famoso Millennium Bug è stata una bazzeccola, ma se eventualmente Strange Days fosse oggetto di un remake meriterebbe un inserimento nella trama.

Tornando in tema posso affermare di aver (ri)trovato un attore che non è stato solo il maledetto colonnello di Schindler’s list, non è stato solo un reduce del manicomio, o un serial killer, per citare tutti i film in cui mi ha impressionato Ralph Fiennes (e saltiamo Quiz show). E’ stato anche un guascone, un pirla con la fissa del viaggio mentale che si trova del materiale troppo scottante in mano. Ad aiutarlo una tipa tosta, Angela Bassett, che ricordo di recente solo in parti più gessate.

Poi qui si parla della regista più maschiaccio di Hollywood, quella di Point break, che di regia se ne intende, almeno nel genere action (gli ha dato ragione pure l’Academy).

Ormai salto a piè pari certo cinema degli anni ’90, ma qui la curiosità era tanta. E a volte il tempo è galantuomo…

I figli degli uomini

Un futuro così sembra a noi più vicino di quanto si possa credere: le esagerazioni sembrano piuttosto provenire dalla tecnologia, i cartelloni pubblicitari per esempio, ma tutto si salva perché non c’è un gadget tecnologico d’avanguardia, come di solito ci si aspetta da un film ambientato di qui a vent’anni. Il trattamento che hanno gli immigrati può essere realistico (non ho capito però perché li trattano così), ma l’azzeramento della fertilità va contro natura, la quale troverebbe senz’altro un nuovo modo per far concepire all’umanità i nuovi nati.

Tutto il film è ripreso a mano, con certe scene girate benissimo, che ti fanno sorprendere a volte. Penso alla scena della macchina, in cui muore un personaggio che sembrava principale: dove diavolo mettono la cinepresa, ti domandi…La fotografia è molto sporca, anche qui sfrutta la luce naturale.

Clive Owen mi pare abituato a questi ruoli di eroe perdente. Durante la visione mi domandavo da dove saltava fuori l’attore inglese, a quali altri film ha partecipato…ora do un’occhiata su Filmtv…Prima di The Bourne identity era in Gosford park, ma sembra essere sbucato dal nulla. E doveva fare 007…

Dune

E dopo la miniserie, affrontata per l’incapacità di capire i primi minuti del film (e dopo aver visto distrattamente un’altro film), ecco il primo adattamento del libro di Frank Herbert, dato in mano a forse un non tanto famoso David Lynch, che aveva fatto sia The elephant man, sia Erasehead. Qui il suo universo personale si espande: già si vedono le visioni personali dei protagonisti, si sentono le voci che richiamano i film più recenti. Poi, la messa in scena: rispetto al remake serializzato è tutta un’altra cosa, e le scenografie sembrano curatissime; gli effetti speciali non sembrano poi quelli dei primi anni ’80, anche se lo scudo personale è figlio della tecnologia di allora. Nel cast diversi italiani, come Silvana Mangano (!!!), ma soprattutto la mano di chi osa sempre in imprese del genere, quel Dino De Laurentiis che ci ha fatto spesso sognare.

Ah già, nel cast c’è anche Patrick Stewart, e da qui in poi dubito sulla sua reale età.