Osterman weekend

E pensi: un film di Peckinpah, e ti chiedi se farà parte del lontano ciclo dedicato ai registi; poi vedi che è tratto da Ludlum, ed è cosa buona e bella; vedi i protagonisti, Hauer, Hopper, Hurt, Lancaster e affermi che ormai dovresti cercare più a fondo nelle filmografie dei già conosciuti ma poco frequentati. Parte con una storia di spie, e bisogna fare attenzione nei primi 10 minuti, poi diventa piano piano qualcos’altro, con una tv invadente, fino all’ultimo.

Per il regista era l’ultimo film, naturalmente problematico, ma con trovate e scene dirette benissimo. Ad esempio c’è l’incidente, dopo il rapimento della famiglia del protagonista, che non mi fa più rimpiangere Final destination 2.

Tocca tenerlo…

Hannibal Lecter – Le origini del male

Sono troppo stanco per il mio giorno di riposo, ma ho lo stesso delle illuminazioni: questo film è il prequel di due prequel, uno remake dell’altro, quindi si supera per complicazioni perfino il reboot di Spiderman. De Laurentiis sembra uscire dal gioco, almeno questo, perché non ho visto i suoi titoli di testa. Per un personaggio strasfruttato è dura ragionare su come arrivano a fare film del genere, perché il voyerismo che ha sempre accompagnato Hannibal, voglia o non voglia, non giustifica assolutamente la svolta drammatica delle vicende; si poteva immaginare un passato nella 2a guerra mondiale, ormai sembra il viatico per diversi titoli, ma anche questo non è ammissibile per qualcosa nato forse per rinvigorire il cannibale nelle menti dei giovani che non lo conoscono: immagino anche che l’attore protagonista sia stato indicato come “figaccione” nelle proiezioni al cinema…Poi c’è la lentezza, quasi da pennichella pomeridiana, quasi da vederne i primi minuti, quindi addormentarsi e “casualmente” arrivare al finale, per scoprire non chi è l’assassino, ma chi è l’assassinato.

Non sto avendo grosse soddisfazioni dai thriller, è assodato…

Letters from a killer

La killer è la bionda coi capelli lunghi, quella che somiglia a Meryl Streep, tanto per non rovinarvi la visione e per farvi risparmiare tempo.

Ormai ho scritto (una idea che avevo già in testa diversi mesi fa: spoilerare i film brutti) chi è la colpevole delle persecuzioni del povero carcerato discolpato poco prima della sedia elettrica, un inizio di plot che solo nel decennio scorso ci si poteva immaginare. Altra mancanza di fantasia riguarda la scelta dell’attore protagonista: o lui oppure Richard Gere, ma se avessero avuto avrebbero chiamato John Travolta. Patrick Swaytze ha dato di meglio, ma ogni tanto faceva dei film di cassetta, come questo, che spero sia rimasto su quel supporto.

Negli ultimi anni, da quando è partito il blog, penso di non aver mai, dico mai, mandato in forward un film: o mi fermavo ai primi 10 minuti circa, oppure neanche li guardavo, sincerandomi con i soliti recensori.

Ne ho già visti di film così, troppi forse, per decerebrati, per assoluta assenza di passione per il cinema.

Se qualche post fa parlavo di thriller italiani, un ossimoro, ora parlo del thriller anni ’90, una esagerazione, una serie di parole che ormai ha lasciato il segno nella mia “filmografia”. Ci sono quelli contaminati dall’action, e va bene, quelli con venature drammatiche, e ancora va bene, e ci sono quelli con una pazza di mezzo, che da Attrazione fatale hanno colpito l’immaginario collettivo. C’è stato pure Basic instinct, e qualche altro titolo da dimenticare assolutamente.

Ma perché mandare il forward??? Per vedere solo chi è l’assassino, senza dover solo immaginare, senza ricordare le lezioni di cinema precedenti. Ad un certo punto ho immaginato fosse l’avvocatessa, ma era uno svarione per chi ha scritto il film, qualcosa di inconcepibile a quei tempi.

No, non ci siamo…L’assassino come al solito è il maggiordomo…

Codice omicidio 187

Quando la mia videoteca era aperta, e mangiavo film come noccioline, c’era anche questo film ad attirarmi; il problema però è che non avevo mai troppo coraggio per noleggiarlo, e come al solito ho dovuto aspettare diverso tempo per registrarlo.

Il titolo è buono, lasciava immaginare più del dovuto, e il protagonista è uno dei più grandi degli anni ’90, quel Samuel L. Jackson che non sa come impiegare il tempo libero, oppure ha un mutuo enorme per la casa, dato che macina film come uno schiacciasassi (stranamente il film in questione è nello stesso dvd registrato di Snakes on a plane). Poi, piano piano, negli ultimi minuti, sono stato sovrastato dagli stereotipi sulle scuole americane degli anni ’90, quelle post-Columbine forse, quelle dove l’unico bianco è il preside, quelle dove si gettano i libri dalla finestra, e con le solite scarpe appese sulle strade.

Non mi aspettavo ormai molto da questo film, ma valeva la pena sprecare più o meno 15 minuti per capire come ho risparmiato circa 3000 lire.

Sulle mie labbra

Sto recuperando qualche mese di riviste di cinema, e un pò di tempo fa si parlava de Il profeta, dello stesso regista di Sulle mie labbra,  ossia Jacques Audiard.

L’ultimo film dovrebbe essere interessante, ma questo, con Vincent Cassel, non mi ha convinto: c’è un handicap, che non è solo della protagonista, una ragazza quasi sorda, ma di tutto il cinema europeo, che non riesce a fare buoni thriller, almeno, non ne ho visti di notevoli da tempo, anche se, devo ammetterlo, era un pò che non frequentavo il genere.

Se per il cinema nazionale c’è qualche eccezione per qualità, come al solito, per quello del continente ho qualche remora. Non parlo di thriller commerciali, nè di quelli che si confondono con il genere action, ma di commistioni con altri generi: qui si va sul dramma, con Cassel che trova lavoro dopo esser stato in carcere e una vita grigia in ufficio, anche per l’altra protagonista, che dà tra l’altro tonalità melò alla trama. Il passato ritorna per l’ex-carcerato, cosa che si ripete spesso nel cinema, ma mi aspettavo molto di più: qualcosa che potesse dare più stress a lei, che sa leggere le labbra, e, lo ammetto, una spy-story era l’oggetto dei miei pensieri guardando il trailer, tanto tempo fa.

Ecco, ho ricordato addirittura un buon thriller, per giunta pure italiano: La sconosciuta.

Non siamo fatti per i thriller, ammettiamolo…

L’uomo senza sonno

Provate un pò a guardare questo film quando soffrite d’insonnia: il protagonista non dorme da un anno, le scenografie sono ridotte all’osso, proprio come Christian Bale, che qui lavora in fabbrica, circondato da personaggi neanche tanto glamour; il finale poi è rivelatorio e come al solito sconcertante.

Christian Bale dopo questo film è diventato famosissimo, a quanto pare, o perlomeno inserito nei blockbuster più promettenti. Ma qui si prende l’impegno di dimagrire fino quasi a “non esistere”, come dice Jennifer Jason Leigh, che lo schernisce dicendo anche che la 36 non fa per lui; la perdita di 30 kg, un terzo del suo peso secondo Wikipedia, la si può paragonare solo a quella di De Niro per Toro scatenato, anche se la fatica era contraria.

Guardi insomma il film e non vedi la trama, piuttosto classica per il periodo, ma guardi il protagonista. Poi, se soffri d’insonnia non è proprio un bel vedere…