Arsenio Lupin

Dopo aver visto per curiosità cosa ne pensava Filmtv, mi chiedo se è solo un personaggio immaginario, quindi vado su Wikipedia, dove scopro che non è per fortuna la rielaborazione della vita di un ladro vissuto a cavallo del 1900. Io che sono cresciuto negli anni ’80 sapevo di Lupin III, e forse solo adesso mi rendo conto degli anni passati, per il nipote di Arsenio e per me, che per poco posso apprezzare l’ultimo film della saga. Naturalmente tutto è stato rielaborato, con strani dejavù non chiariti a tuttora, e l’ambientazione, in Francia nel 19° secolo, con…ma quale altro film mi ricorda…boh…, il metafisico, la simil massoneria, gli effetti speciali…ma cosa ho già visto…mah…

Comunque ci sono dei salti temporali che mi hanno un pò confuso, o forse il montaggio non è dei migliori; certo che vederlo il sabato mattina, a corto di sonno per la settimana lavorativa, può influenzare il mio giudizio, ma la trama è un pochino intricata, quindi supera di qualche frazione di spanna il solito film d’intrattenimento, e le scene dei furti di gioielli sono fatte abbastanza bene.

Certo che quei dejavù non risolti…Passabile in fin dei conti.

I guerrieri della notte

A pochi secondi dall’ennesima visione del film il primo aggettivo che mi è venuto in mente è stato “artificioso”, e la memoria non ha fatto cilecca. Quei gruppetti di persone tutte accomunati dallo stesso abbigliamento è anche qualcosa di imbarazzante, specie nei titoli di testa. L’assenza della polizia dovrebbe poi durare per tutto il film (possibile che non ci sia nessun infiltrato tipo Serpico?), quasi delle comparse nella lotta contro le altre gang che durerà tutta la notte per i Warriors. Mi sono fermato all’incontro con l’unica banda non invitata al raduno, gli Orfani, improbabili come tutti gli altri del resto. Il giovanilismo e il banditismo per chi ha scritto questo film doveva essere qualcosa di letto sull’inserto domenicale di qualche rivista per soli ricchi, ma forse neanche lì, visto che un minimo sindacale di sociologia dovrebbero darlo a tutti.

Anche questo, come pochi altri spero, l’ho visto neanche tanto tempo fa, e speravo, speravo veramente che Walter Hill non mi deludesse, e che mi facesse riprovare le stesse emozioni che provai molti anni fa, poco più che adolescente, quando certi motti del film erano entrati nella mia piccola compagnia di amici.

Dimenticavo: l’unico personaggio veramente buono è la disk-jockey.

Tutto in una notte

Riprendo più o meno da dove ho finito, ossia il genere action.

C’è un periodo del cinema americano che ritengo il più vivace, il più imprevedibile, ed è quello a cavallo degli anni ’80. Oltre agli “infiltrati” Spielberg e Lucas, c’erano Raimi, Abrahams, i fratelli Zucker, Kasdan, Zemeckis, Dante, e c’era anche John Landis, uno che infilava spesso comparsate dei suoi colleghi (qui c’è pure Cronenberg, non riconosciuto però); in questo film recita pure, e fa l’agente segreto medioorientale, uno che non parla mai e combina casini a non finire con tutto ciò che gli capita a tiro. A farmi muovere verso la terza visione (ci sono film che ho visto almeno una dozzina di volte, preoccupatevi…), sono stati quindi il nome del regista ma anche gli attori, una splendida, giovane (e in formissima, per non dire altro…) Michelle Pfeiffer e il sornione Jeff Goldblum. Poi c’è la storia, che rimanda certamente a Fuori orario di Scorsese, quasi riprendendone il modus operandi, il plot, anche se la dimensione temporale è un pò più dilatata; le disavventure del protagonista insonne sono un pò meno grottesche, ma divertono lo stesso.

Poi c’è un brano della colonna sonora, una canzone di B. B.  King che ha segnato la mia prima adolescenza, Into the night, non chiedetemi perché. Ecco il motivo iniziale per cui ho visto il film, ma negli anni quest’ultimo è diventato un piccolo cult.