Uno su dieci – Speciale film recenti

Dopo tre giorni tre dedicati ai blog mi toccava distrarmi in qualche modo: a parte godermi un pò la primavera, ma poco poco, e dopo essermi rifornito di generi alimentari, ho dedicato il pomeriggio a 4 film. 4 FILM? No, impossibile per ogni essere umano, ma se leggete la lista che segue capirete che la cosa si è risolta diversamente dal previsto.

La guerra di Charlie Wilson: 6 1/2, perché, rispetto alla volta precedente, la trama sembrava molto più fluida. Inoltre Hanks non gigioneggia poi tanto, la Roberts è più matura di quanto immaginate, e Hoffman si ritaglia sempre più ruoli del genere, al limite del riconoscimento e della memoria dello spettatore.

12: 6. Remake di La parola ai giurati in salsa russa, con tutte le personalità implicabili in un film del genere, con molto, molto più spazio dedicato ai 12 giurati e molto, molto meno al processo, anche se la Cecenia doveva per forza essere il motore delle vicende. Il regista si ritaglia un ruolo determinante alla fine.

Non è un paese per vecchi: 7. I Coen affrontano un western moderno, almeno nelle atmosfere; d’altronde non si può definire un film drammatico e nemmeno un noir. La mia attribuzione al genere è dovuta alla voce narrante del film, uno sceriffo ormai in pensione, disilluso, demotivato. Non so chi preferire tra Brolin e Bardem.

I padroni della notte: 6/7. Si può ancora pensare di fare polizieschi? Non sembra sia stato detto tutto ormai? No, di storie ce ne sono ancora da scrivere, e le vicende narrate lo dimostrano. A parte Duvall, al quale si danno sempre più ruoli del genere, di grande vecchio, di nonno, a parte Wahlberg, ormai sempre più fisso, c’è un Phoenix molto bravo.  Poi il titolo è bellissimo.

Spiderman 3: 6. Proprio con questo film pensavo di cancellare i film visti recentemente, almeno un paio di anni fa. Dal foglio dei film da vedere ho quindi cancellato The millionaire, anche se devo ancora capire perché tutti quegli Oscar. Cinema d’intrattenimento quindi, o di evasione, ed ho detto tutto. L’unica novità è l’eterna bellezza di Kirsten Dunst.

Quel treno per Yuma (2007): 6. Crowe contro Bale, ma non solo questo. Nel Mereghetti si parla di un finale diverso dall’originale, ma come faccio a confrontarli. Forse andavano visti uno dopo l’altro, e la mia parziale passione per il genere non aiuta.

La banda Baader-Meinhof: ma la Germania era veramente ridotta così male nei ’70? E i terroristi erano così organizzati, così cattivi, così duri e puri? Il montaggio rende la visione ansiogena, e i personaggi maschili principali, così simili per abbigliamento e capigliature, non aiutano. Poi tutti quei personaggi secondari…Comunque 7.

Rockandrolla: il solito Guy Ritchie, incasinato e problematico, per i soliti personaggi quasi fumettistici, e per le vicende che alla fine quadrano ma anche no. Ammirabile comunque il giro dei soldi. 6+

Baarìa: 4 -…-. Il dialetto, il montaggio dell’inizio, le vicende quasi impossibile da seguire nell’universo del solito Tornatore. Mezz’ora persa, per capire perché uno come il nano guardi questi film nelle sue serate, ma volevo pure proseguire, e farmi del male con l’ironia sui “sovversivi”.

Lasciami entrare: 6 1/2. Inserire dei vampiri nella vita tranquilla della Svezia è un colpo di genio, specie se i protagonisti sono degli adolescenti. Anche il rispetto delle regole del filone è quasi dogmatico, anzi, ci sono pure delle sorprese sui misteri (penso all’invito del titolo, che se non c’è…).

E il titolo da salvare è Non è un paese per vecchi.

Gli altri due film visti oggi pomeriggio, Galantuomini (visto solo in parte, per la registrazione che toglieva l’audio) e John Rambo (durata netta 1.16.00, poi 10 minuti di titoli di coda) saranno criticati la prossima volta.

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