Braquo – Commento alle prime 3 puntate

Cosa ricorda, nel vergognoso gioco del già visto? Non posso ridurre tutto a Heat – La sfida o ai polar francesi, eppure mi sembrano tutti esempi cangianti. Ho amato Ronin, 36 Quai des orfevres, sottovalutati in Top 200, ma comunque nella memoria, e nella nostalgia, se non fosse per la serie francese. Speravo di ridurre tutto a un gruppo d’azione, sapete, di quelli da Rai 2 del pomeriggio, che ne so, Squadra Cobra 11 (se esiste una serie con questo nome), ed invece. Sono due le peculiarità dei Braquo: la sfiga che perseguita gli insoliti eroi e una certa noncuranza della barba, di tutti, personaggi principali e non. Non posso però andare sull’estetica, e il solito percorso catartico dei poliziotti (Wikipedia, non viene da me). Prima uno di loro si suicida, poi il più fuori ammazza un balordo, un casino con dei debitori e si spara ancora contro degli altri personaggi negativi. Non c’è da stare allegri però, perché il fine del bene è perseguito con tutti i mezzi, e la vita dell’elite del corpo di polizia è inserita in un ambiente in cui “tutti fottono tutti”. Queste le parole di un loro capo, e gli affari interni sono alle calcagna, con alibi, coperture, parole dette e non, notti insonni, sensi di colpa. No. Io pensavo di svangarmela con questa serie alle prime tre puntate, e mi tocca invece continuare a registrarla da Rai4. Un polar dilatato nel tempo, cosa posso volere di più per un genere che non so dove inizia?

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