10 x 1 – Film drammatici

Questi film li ho visti prima della settimana dedicata ai telefilm, proprio mentre si manifestava la fase acuta del blocco lombare, ma ne ho scritto qualche giorno dopo, quando certe iniezioni hanno fatto dei miracoli.

Il bell’Antonio. Sicilia, anni ’60, Pasolini. Con questa introduzione non potevo che pensare bene del film con Mastroianni, dongiovanni che si sposa con la Cardinale, ma che non combina a livello carnale. Sembrava si risolvesse in altra maniera, ma lo sceneggiatore non è andato oltre. Belli gli argomenti monetari e religiosi.

Il disprezzo. Oddio, un’altro Godard in poche settimane. Decenni fa gli avrei dedicato un blog, ma la mia ignoranza permane, e questo film pare comunque semplice. Uno sceneggiatore deve pagare il mutuo, su insistenza della moglie, ma l’Ulisse di Fritz Lang (che interpreta sè stesso) è altra cosa, e tutto si risolve in un avvicinamento del produttore alla Bardot, splendida come non mai. Pareva semplice, ma chissà quali altri reconditi concetti metacinematografici nasconde. Dura la vita dello sceneggiatore.

Gli indifferenti. Altro film con la Cardinale, ma per buona parte del film mi sono domandato se tutti fossero indifferenti al fascismo, perché quella storia di ipoteche, matrimoni, tradimenti ed iniziazioni non è altrimenti troppo disturbante. Un ritratto della decadente borghesia? Mah, e non so nemmeno perché l’ho registrato…

A prova di errore. Quello oggetto di un remake con George Clooney, ma con mezzi più limitati ed argomentazioni (Walter Matthau) più preoccupanti. Naturale che nello stesso anno si pensasse al Dottor Stranamore di Kubrick, quindi è passato in sordina in sala. Quando guardavo le scene di dialogo tra i presidenti di USA e URSS pensavo a Sellers, e quei caccia erano così grandi nella mappa…

L’ultimo spettacolo. C’ho provato, a guardarlo la prima volta, ma non era tanto per il bianco e nero suggerito da Orson Welles, ma per la storia minimale, neanche un Vietnam, come per Un mercoledì da leoni, ma la guerra in Corea come punto di arrivo della giovinezza. Mi è piaciuta la storia del cinema che stava per chiudere, per la tv ed il baseball, e le immagini de Il fiume rosso non fanno che aumentare la criosità verso il film di Hawks.

Sacco e Vanzetti. Uno dei punti di arrivo del blog, uno di quei film che ambisci di vedere da anni, e che poi si rivelano ben fatti, con una storia eccellente, con Volontè non in primo piano e delle implicazioni morali che si scontrano con una lucidità mentale che, complice il dolore fisico, se ne và in malora. Da qui in poi le visioni saranno meno partecipate, ve lo anticipo.

Una giornata particolare. Loren e Mastroianni durante il fascismo, anzi, in una delle giornate più importanti, quella della discesa di Hitler nel nostre terre. Per fortuna c’è una storia dietro, una piccola storia se volete, che si prende tutta la trama: la casalinga che rimane in casa durante l’adunata, con una giornata libera, come la portiera dello stabile e il non allineato al regime. Mastroianni è ancora tutto da scoprire, ma intanto mi salvo questo.

Strade violente. Il primo Michael Mann, anche se si poteva inserire nel ciclo Crime. Bell’heist movie, con un finale tragico però. E la scena della rapina principale è tutta da seguire.

Tre fratelli. Francesco Rosi tra famiglia e politica, ma entrambe le cose, con antidolorifici e antiinfiammatori in corpo, non sono degne di troppa attenzione. C’è poi una certa lentezza che ti spacca il cervello.

Furyo. Ancora peggio. Forse ci sono dei flashback, forse David Bowie è fondamentale, forse meritava di essere inserito nel ciclo Takeshi, ma un’altra storia di prigionia durante la 2a guerra mondiale è inguardabile, anche con i sottotitoli, soprattutto per i motivi di cui sopra. Credo ci sia un finale sorprendente, ma non ne sono sicuro.

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