Faccia da bisonte Burt

In Ardenne ’44: un inferno lo appellano così, ma ci sono molte cose da dire su di lui, e mi sa che ora vado su Wikipedia per saperne di più. Del resto il mio ciclo di film è partito con Il mago della pioggia, ma poteva iniziare direttamente con Da qui all’eternità, se non avessi voluto godermi un’altra volta la Hepburn, fisica e intelligente come sempre. Poi sono tornato nei ranghi, ma la filmografia dell’attore non mi ha colpito parecchio in tutte queste ore davanti alla tv, ed aspetto gli altri suoi film ancora da vedere, roba che mi godrò solo nel ciclo grandi registi e per la Top 100. Ah, è praticamente protagonista nei Cast perfetti.

P.S. Lo considero talmente poco grande che non avevo nemmeno voglia di rivedermi Sfida all’O.K. Corral.

Il mago della pioggia. Da non confonderlo con The rainman o L’uomo della pioggia. Siamo nel west, diciamo verso la fine dell’800, ed un truffatore vende cosi antitifoni. Burt gigioneggia, se lo può permettere, inizio a non sopportarlo, ma ancora più inverosimile è che la mano passa a Katharine, che occupa quasi tutto il film con una recitazione un pò trattenuta, ma è sempre lei, ed è un piacere vederla a volte svolazzare, zitella piuttosto in là con gli anni. Burt promette a lei e alla sua famiglia la pioggia, e non so quanto ne sia responsabile involontariamente, la sceneggiatura non tira mai fuori qualcosa di sovrannaturale, anzi, nel finale tutto si risolve in commedia.

Da qui all’eternità E’ Burt, non Montgomery Clift o Frank Sinatra, ed è la famosa scena del bacio sulla spiaggia. Niente di chè, anche se ha causato problemi al film, ma dovevo vederla per cinefilia, o per passione. L’attore qui non sembra in là con gli anni, del resto era un trentenne, ma iniziano ad affidarli ruoli di responsabilità. E si trova vicino a Pearl Harbor, immezzo alle questioni dei soldati che non sono ancora in guerra, si distraggono con boxe e tromba, alcool e donne. Lui se ne sta quasi in disparte, certo, ma è fondamentale per quella caserma, facendo sempre la cosa giusta. Io però, se dovessi prendere le parti di qualcuno, starei da quella di Clift. Non dico che sia fondamentale averlo, ma almeno una guardata a Da qui all’eternità bisogna concedergliela, almeno per sapere come hanno assegnato 8 Oscar e altre 5 nomination.

L’ultimo Apache. Negli anni ’50 non si parla ancora di rivalutazione della storia degli Indiani d’America, ma pare che il personaggio sia piuttosto positivo, e nel finale cambiano le opinioni sull’Apache. Sarà anche perché il protagonista è Burt, in un ruolo diverso ed uguale, in cui l’eroe supera mille difficoltà e mille pensieri sui nuovi arrivati per un campo di grano? E’ anche un film di guerriglia, con un curioso incipit che ci fa immaginare come trattavano i pellerossa, ed una piccola sottotrama su Geronimo e l’alcool che iniziava a girare e a renderli buoni. Non è il miglior western mai visto, troppo legato alla star che forse doveva risultare comunque in un ruolo positivo, con alcune ingenuità e troppo vecchiume tecnico.

L’uomo di Alcatraz. Era da tempo che volevo rivederlo, ma il tempo non è stato galantuomo, ed una piccola antipatia per Burt iniziava a venir fuori. Un attore classico, tutto d’un pezzo, che interpreta un personaggio che varrebbe la pena veder riletto, revisionato, aggiornato. Si parla di decenni di prigionia in isolamento, con un iniziale interessamento all’ornitologia che si è trasformato in passione per il diritto e chissà cos’altro. Un luminare, un esperto, un precursore che non si può riassumere in 2 ore e 22 minuti, perdipiù romanzando diverse questioni, ma il modus operandi di quel periodo sembra impersonarsi in Burt Lancaster, e gli unici momenti interessanti sembrano quelli dell’inizio dell’isolamento. E sorvoliamo sulle tante gabbie per uccelli nella cella, che sono scenografiche ma almeno anti-igeniche, specie per chi aveva capito qualcosa sulla setticemia.

Gli esclusi. QUESTO è il film più interessante del ciclo, il più originale se volete nella trama, nella produzione e nei personaggi. Si parla di una scuola per bambini sfortunati, di quelli che anche negli anni ’60 pochi avranno voluto vedere al cinema, quindi molto coraggioso. Alcune caratteristiche sono la sindrome di Down e l’autismo, ma c’è stato comunque spazio, tempo e modo di farli diventare protagonisti, con scene di dolcezza e di comprensione che non ricordo di aver trovato in film recenti, figurarsi negli anni ’60. Burt è uno psichiatra che, a volte con mano troppo ferma, sta a capo di una struttura che vede entrare bambini come Robin e i rappresentanti degli enti statali che danno i soldi necessari al funzionamento, madri e padri che abbandonano i figli, questi ultimi che non riescono ad integrarsi all’interno o all’esterno, e maestre dal cuore d’oro. Da recuperare.

Nello stesso anno de Gli esclusi ha interpretato Il Gattopardo….

Ardenne ’44: un inferno. Siamo nel ’69, siamo con Sidney Pollack. La 2a guerra mondiale diventa metafora e surreale prima di quanto immaginassi. Non è bellissimo, si va a finire sempre a bombe a mano e mitragliatori, ma alcuni momenti mi rimarranno in testa, come la Volkswagen nel fossato o Peter Falk che fa il fornaio. Burt è naturalmente passato di grado a Maggiore.

Io sono la legge. Qui è sceriffo in trasferta, un western che segnalerei per le trovate del regista, che usa la cinepresa come pochi, quasi ad anticipare la tv degli ’80. Burt è il solito eroe ma non rimarrà tantissimo nei miei ricordi.

Io sono Valdez. Mesto, umile, messicano forse, così si presenta un Burt invecchiato e cambiato, che ritrova vigore nel voler risarcire la moglie del solito afroamericano dell’epoca al posto sbagliato e al momento sbagliato. Una certa pausa, un’interruzione per il nostro attore, lontano dai classici e da Leone. Non del tutto dimenticabile ma neanche da non citare.

Vittorie perdute. Vietnam visto con gli occhi del solito arruolato con una coscienza. Burt si vede all’inizio, forse anche nel prosieguo, ma non ho voluto approfondire vista l’atmosfera che si era creata, con uno col machete e una truppa che si prospetta problematica. Anche qui l’attore è Maggiore.

Per saperne di più su Burt leggetevi Wikipedia. Ha fatto un’insolita gavetta, aveva due strane passioni per la produzione e per il cinema italiano oltre alla consapevolezza che, ad un certo punto, aveva mandato a quel paese la carriera.

Gli altri film con lui ancora da vedere:

 

 

 

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