L’anno del dragone

C’ha ragione Solofilm: questo film è intoccabile, o quasi. Alla scrittura troviamo Oliver Stone e Michael Cimino, quest’ultimo anche regista, e si vedono le loro mani. Ad interpretarlo, oltre ad attori poco noti, c’è Mickey Rourke, biondo, non rovinato, ancora addomesticabile. Lui fa un Capitano della polizia di New York che combatte contro i mulini a vento. E’ questa l’aria che si respira tra i suoi superiori, ma Chinatown è una brutta bestia. No, non è quella del film di Roman Polanski, non è nemmeno quella fantasy di Grosso guaio: ci sono droga, corruzione, bische, assassinii, e chissà cos’altro, e le triadi. Nel film se la prendono anche con le macchine in seconda fila e con i ristoranti cinesi, tanto per capire la caparbietà del personaggio principale, che ce l’ha ancora sù con il Vietnam. Ad un certo punto gli uccidono pure la moglie, e quel cadetto non poteva non fare una brutta fine (attenti alle parole che usano personaggi del genere, quando si arriva a compatirli, o a parlarne in loro assenza, beh, arriva il loro momento). A parte questo c’è una notevole immersione nella cultura cinese in America, e Oliver Stone, si sa, si informa sempre in casi del genere. Ricordo una cosa del genere per Scarface, ma anche JFK dev’essere stato frutto di uno studio più che approfondito. Poi, che ne escano cose bruttine, è un’altra faccenda. Cimino ci mette la fotografia, e la colonna sonora, forse un suo marchio con quella chitarra appena toccata.

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