Il ragazzo con la bicicletta

Ovvero i Dardenne. Coraggio, pensavo prima di leggere questa recensione. Da parte loro e da parte mia, ma tutto è filato liscio, pare che non facciano tanta paura come prospettato. Molti anni fa sarebbero stati da Cineforum, da dibattito a seguire, ma pare si siano pure ammorbiditi. Protagonista è un ragazzino che definire ribelle è poco, problematico è riduttivo e agitato un eufemismo. E’ pervicace (parola del giorno, o perlomeno dell’ora e mezza di visione) in tutto, dalla ricerca della bicicletta all’istinto di sopravvivere. Si caccia nei guai, ma non è questa l’aggravante, anzi, dipende solo da quanto sono grossi. Le vicende passano davanti, e lui continua a sbattere la testa dappertutto, come me, Ariete nel midollo. Non sto qui a parlarvi di astrologia, ci mancherebbe. Piuttosto vedo nel film qualcosa di De Sica, anche se il neorealismo era un’altra cosa, o di Truffaut, anche se non c’è la stessa poetica, piuttosto un mondo dove tutti, ma proprio tutti gli adulti, dai 18 anni in sù, sono contro di te. Senza parlare del padre, frutto dei tempi forse, delle rivoluzioni familiari, che però abiura il figlio. Sò di padri messi peggio, ma qui si rasenta l’irreale o la malvagità.

L’ultimo dei templari

Ma poi, è un titolo fuorviante, visto che di templari non si parla. E si confonde volentieri con Il mistero dei templari, o Il tesoro dei templari. Titolo inflazionato? L’argomento si presta agli script, ma se ne sa ben poco.

Mi è corso un brivido alla fine del film, perché l’ho visto proprio tutto, fino alla fine, e non so perché. Ci sono dei momenti, durante tutta la durata, che permettevano la cancellazione del film da ogni riferimento nel computer, ma stoico ho proseguito. Ad esempio, dei cavalieri delle crociate che si promettono di pagare da bere, o le battute improvvisate o banali che ha il personaggio di Nicolas Cage (quanti debiti deve ancora solvere?). Nel finale poi cercavo di non pensare all’ovvietà della cinepresa sul libro, ma l’hanno mostrato, e le parole della ragazza forse hanno contribuito ad eleggerlo una delle sòle dell’anno scorso. Avevano ragione Il bibliofilo e Sailor Fede, che ho sfidato, ai quali ho promesso di guardarlo, visto l’aura di scult che aveva. Ma perché poi mi sono lasciato abbindolare dalla scena del ponte, con quella corda che si sfilaccia? Sapevo che i nostri dovevano proseguire, ma un bel taglio netto non sarebbe stato molto più originale? Streghe, foreste…ah, i monaci che muoiono di peste proprio sullo scrittoio, coincidenza o “famo ‘sto film che Nicolas c’ha dappagà il parrucchiere”?

Questa storia qua

Da tanti anni mi chiedo: ma quanti preferivano il primissimo Vasco Rossi? E quanto è cambiato? E’ sempre stato difficile, il mio rapporto con il cantautore rock, anche perché non lo si può nemmeno inserire tra i classici…tutte quelle chitarre, quei concertoni rock che attirano migliaia di persone, quel personaggio mai costruito, quel non conformismo. Ha ragione quel suo amico, lui non è mai stato anti, casomai non. E le canzoni che mi piacciono non sono legate ad un album in particolare…Odio/amore? Nemmeno, perché lo considero poco. Diciamo che c’è sempre una sua canzone da amare, da tenere in considerazione, da inserire nella vita di tutti.

Questa storia qua è sui suoi primi anni, anzi, parte dall’infanzia ed arriva alle soglie del successo. Non ci sono gli stadi, non ci sono le sparate, al massimo l’entrata nel palco e Los Angeles. Ma se non fa storia lui, con la prima radio non statale, beh…Poi è coinvolto Gaetano Curreri, che preferisco, ma è un’altra faccenda. E gli anni ’70 visti da lui sono un’altro punto di vista. Non è un’agiografia, lui non parla tantissimo, e quando lo fa dice cose sensatissime.

Ricordo che qualche tempo fa scrivevo di Questa storia qua, che mi affascinò, ma che non ricordo di essermi obbligato a vedere. La7 invece, nella sua pazza programmazione, l’ha inserito a tradimento, nella data del compleanno di Vasco, e si conferma la rete a trasmettere i film usciti più di recente, più di Sky.

Con questo film parte Lunedì Cinema, un momento della settimana in cui dedicarmi ai film più recenti. Nella speranza che al lavoro non mi cambino la giornata libera.