L’uomo che visse nel futuro

Quante volte l’ho visto…La prima dev’essere stata poco dopo l’adolescenza. Un film del genere non richiede tanta maturità, anche se quella volta non dovrei aver capito i riferimenti alla cultura, alla legge, all’impegno, presenti quando il nostro viaggiatore ritrova l’umanità dopo 800000 anni. Si, avete letto bene, hanno fatto gli sboroni: non uno spostamento nel passato, che avrebbe incasinato tutto, anche nel futuro alternativo che si sarebbe creato, ma un viaggio di centinaia di migliaia di anni. Forse è stato questo ad attrarmi la prima volta, ma non ne sono sicuro. Affascinante però proprio per questo, visto che di recente si risparmia sugli anni di destinazione dei viaggi nel tempo. Ci sono alcune ingenuità attoriali, ma tutto viene tralasciato per gli effetti speciali, forse neanche troppo costosi se bastava fissare la cinepresa su una candela e un orologio per alcune ore.

Un tuffo nel passato veramente godibile. E lasciate perdere il remake.

The abyss

James Cameron ha fatto la storia degli effetti speciali, da Aliens in poi (forse più di George Lucas se nella finale del Torneo degli Oscar è presente con 4 film su 6 candidature), anche se appaiono datati, qui fanno ancora la loro bella figura: l’alieno composto di acqua è impressionante, e fa il paio con il Terminator del secondo film della saga. Ad apparire datato non è neanche l’impianto del film, tanto che posso tranquillamente dimenticare quelli della piattaforma di Armageddon, e i personaggi non sono poi così banali, anzi. Si può poi evitare di parlare della moda e acconciature nel film…L’unica cosa che non va è il finale (sembra che io ricordi solo la parte centrale, e neanche tanto bene), un catastrofismo ingiustificato e una colonna sonora che sembra poi esser stata ripresa in ogni film successivo del regista.

L’ultimo uomo della Terra

E tra Vincent Price e Charlton Heston? Chi scegliere, dopo che la mia memoria ha fatto cilecca sul protagonista più acido verso il resto dell’umanità che l’ha lasciato solo? Per abbandonarmi al film ho tralasciato anche qui i buchi di sceneggiatura (perché Robert trova dei morti sul selciato di casa, quando tutti sono morti? Forse i vampiri si cibano dei loro simili?), ma non devo assolutamente dimenticare che siamo davanti a un prodotto di serie B, che non si potevano pretendere grossi mezzi, usati invece in I am legend. Qui, nell’0riginale, ci sono elementi degli altri film, e come per ogni libro da cui si trae un film, ci sono tre adattamenti, tre universi paralleli dove i protagonisti muoiono per mano dei propri simili, o per mano dei vampiri, c’è un cane che è miglior amico, oppure oggetto di dubbi sulla possibilità che sia infetto. C’è anche la donna, e c’è la desolazione (quando hanno fatto le riprese a Roma, d’estate o all’alba?), ci sono le riflessioni amare e ci sono i flashback. Qui è tutto sottotono dicevo, ma la bellezza si vede dalla fotografia, dal bianco e nero, e da Vincent Price, il quale è stato giovane anche lui, a quanto pare. Cosa salvare a questo punto, 1975: occhi bianchi sul pianeta terra oppure L’ultimo uomo della Terra? Uno lo devo salvare, per forza.

1975: occhi bianchi sul pianeta Terra

Qui urge una riflessione, dopo le tante discussioni su Io sono leggenda con Will Smith: qual’è il miglior adattamento dal romanzo di Matheson? Posso anticipare che manca all’appello L’ultimo uomo della Terra, ma posso anche dire che il recente remake si pone al secondo posto nella mini playlist. Certo, ci vuole poco, ma…Ci sono dei “ma” in questi casi: me lo ricordavo molto diverso, con un Heston più polemico verso il passato, con un nemico meno ciarliero, con mezzi tecnologici più all’avanguardia di un tv che all’epoca poteva fare una bella figura nel salotto. Certo, rispetto a Io sono leggenda la soluzione delle vicende è migliore, e vengono meno i soliti sensi di colpa che si porta dietro l’attore afroamericano da un pò di film a questa parte. C’è poi il solito, o almeno recente problema di Hollywood, che NON RIESCE a trovare nuove storie, e tra remake, sequel, prequel, reboot (argomento che meriterebbe un post) si inventa la terza lettura di un classico….Già, ma qual’era? Ora ho un sacco di confusione in testa: dimentichiamo l’ultimo film uscito della trilogia, qual’era quello in cui il protagonista era molto acido con l’umanità che aveva scelto di annientarsi???

Domani risponderò a questa domanda.

Mars attacks!

Cosa non va in questo film? Niente, assolutamente niente. Cast stellare, almeno per l’anno di uscita, che si sono presi la briga di far uccidere anche prima del secondo tempo: c’è Jack Black magro, e questa è già una notizia, c’è Sarah Jessica Parker con un taglio di capelli assurdo (lo posto su Facebook, perché il tempo a volte non è galantuomo…), ma forse alla moda nel ’96, che con Brosnan viene selezionata dai marziani. C’è Danny De Vito, che fa giusto una specie di comparsata, c’è Natalie Portman, c’è Danny Glover, ma non vi svelo come è messo nel film. E poi c’è il ruolo di una vita di Jack Nicholson (che forse raddoppia, ma non ne sono sicuro, vedo su IMDB…si, ha due parti), quello di presidente degli Stati Uniti: dopo questo penso sia effettivamente andato in pensione. Certo, tutto è molto ironico, non si può prendere sul serio questo film di Tim Burton. Perché tutto è dichiaratamente e sfacciatamente anni ’50, come i computer vintage, o la colonna sonora, o gli stessi marziani. L’unica cosa che sembra essere attuale è “l’apparire”, dai più alti gradi del governo in giù, e qui si ribalta la critica sociale del film, che invece di essere solo ad appanaggio dei recensori, che vedevano solo dei messaggi impliciti nel sottogenere del quale fa omaggio, diventa esplicita e quasi seria.

Se volete passare meno di dure orette di svago intelligente provate questo film.

Guida galattica per autostoppisti

Qua mi si apre un universo parallelo: romanzi, serie, e un intero universo dove regna la fantasia più sfrenata. Le risate che possono provocare un robot intelligente ma maniaco-depresso, dei burocrati immensi, un inglese in vestaglia a caccia di thè, un presidente con due teste e un ingegniere pagato da dei topi, sono dannose, perché adesso mi tocca recuperare tutti i libri (“una trilogia in cinque parti”, diceva l’autore Douglas Adams, morto qualche anno fa). Viene ribaltato tutta la concezione dello spazio, con trovate geniali, frasi e termini prese dal vivere comune che poco hanno da spartire anche con il genere fantascientifico più…fantasioso. E gli effetti speciali? Basterebbe la scena della Terra 2.0 per buttare tutto ciò che combinerà James Cameron per i seguiti di Avatar.

E’ un peccato che sia stato sottovalutato, sicuramente poi è stato un flop. Merita senz’altro un’altra visione almeno, e poi l’avventura sui libri.

Il mostro della laguna nera

Quante volte l’ho sentito citare, quante volte l’ho visto postare nella blogosfera? E poi, quella zampa, dove l’avevo già vista? La scena finale poi è stato un altro dejavù. Non è il migliore del ciclo, ma era doveroso registrarlo e vederlo. Come si legge su Wikipedia, in una pagina completissima, si sono impegnati parecchio per farlo, dalle riprese subacquee al costume del mostro, ma è un (altro) prototipo della fantascienza, dove gli scienziati si contrappongono agli armaioli, la tolleranza si scontra con la paura del diverso, e si propongono degli stereotipi che negli anni pochi hanno saputo rovesciare.