Strategia di una rapina

Tutta un’introduzione lunghissima, un’ottantina di minuti in cui non si disdegna di chiamare negro Harry Belafonte, e le donne non sono trattate benissimo. Siamo sul noir però, siamo nel Crime, e tutto è concesso, quasi fosse, negli anni ’50, qualcosa dove inserire tutto ciò che altrimenti è vietato. Non c’è tanta azione, non è nemmeno richiesta, non c’è grande spiegamento di forze o intelletto dietro alla rapina, che si prende pochi minuti, piuttosto c’è l’indagare sui personaggi, come al solito nei guai per scommesse e debitori. La polizia si vede alla fine, ed è bellissima la loro battuta finale, quasi a voler vedere lo scontro tra i due protagonisti su qualcosa di incendiario.

E’ il Crime più debole finora…

Ascensore per il patibolo

Rivisto in pochi anni? L’occasione era ghiotta, un Crime da culto, e non solo per la colonna sonora di Miles Davis. Lo ricordavo più opprimente, per il protagonista, sempre rinchiuso nell’ascensore, dopo l’assassinio del marito dell’amante, il crimine del caso. No, l’ascensore non andava solo sù e giù. Ad un certo punto, durante l’interrogatorio, pensavo ad un eventuale processo, con quelle prove e quegli elementi, complicatissimo e con esiti incerti. Invece la donna del caso và a recuperare i giovinastri irresponsabili, e…

Il solito bianco e nero del genere, le vie di Parigi, tre sottotrame che si devono per forza intersecare, ma non sembra che possano convergere, tanta è la disperazione che attanaglia anche chi lo guarda. Me lo ricordavo molto meglio, ma non è detto che sia una visione di commiato, sempre se sono talmente stupido da salvarlo per Miles.

Il grande caldo

Ah, Wikipedia…

L’espressione The big heat non indica solo un’estate torrida ma, nel gergo della malavita americana, indica l’elevarsi del livello di guardia della polizia nei confronti della criminalità.[senza fonte]

Ma anche il dizionario del Corriere mi fa dubitare della mia traduzione, io che ero convinto che “heat” volesse dire pure sfida, dal film con Pacino e De Niro. L’ultimo significato della parola mi darebbe un pò ragione.

La lacuna colmata l’altro giorno, quando non ero ancora stanco di troppo cinema, è di quelle importanti. Un titolo così è imprenscindibile, non solo per il genere Crime, ma per Fritz Lang e comunque per la curiosità verso il titolo. Chissà se Il lungo addio ha le stesse caratteristiche…

Tempo fa forse scrivevo che serve andare molto indietro nel tempo per trovare film ottimi, ed ecco il risultato. Una trama che si dipana con colpi di scena, situazioni insolite ed un finale tra i più belli delle ultime mie visioni. Non manca niente alla sceneggiatura, forse esagerano con la vita familiare del protagonista, ma ci concede dei poliziotti corrotti fino al midollo, con conseguenze più che letali. Ci sono tanti crimini, ma il principale, quello che muove la vendetta del sergente, è l’assassinio della moglie con un’auto bomba, qualcosa di forse mai visto negli anni ’50. E la brutalità verso le donne non si ferma per errori nei tempi e nelle modalità di blocco alle indagini dei poliziotti onesti, perché una donna di malaffare, nemmeno troppo fatale, visto che va ad aiutare il buono, viene sfigurata col caffè bollente. Fritz Lang poi si prende pure la briga di muovere dolcemente la cinepresa, come non ricordo nel periodo per altri registi, abituati ai campi fissi. Da conservare, anche per un’eventuale ciclo dedicato al regista.

Il postino suona sempre due volte (1947)

Parte come fosse l’ispirazione di Jack Kerouac, prosegue con dei lazzi per tutti noi che lo guardiamo, continua senza l’erotismo del remake e diventa un crime con i tentativi di assassinio del marito di lei, già vecchio e troppo simpatico per un noir. A metà c’è uno dei processi più strani, più incomprensibili del cinema americano, ma poi, fuori dal tribunale, si capisce tutto. Lana Turner non è proprio una donna fatale, e la persecuzione di un genere collaterale, il melò, non aiuta tanto. Lo ammetto: il remake è molto più bello, c’è molto più erotismo, visti i tempi di riscrittura, ma Jack Nicholson ha la faccia giusta per fare anche il benzinaio spiantato.

Visti e non – I peggiori crime

Ho appena aggiornato la lista dei film da vedere e quelli già recensiti, basandomi sull’unico genere che in Italia non esiste, il Crime, quindi i due database seguono la classificazione di IMDB. A questo indirizzo qualche informazione, ma già si capisce più o meno cos’è: in esso sono compresi diversi generi di Filmtv, come la commedia, il drammatico (moltissimi!), addirittura un fantasy, un horror, un melò, ma c’è pure l’azione e molto altro, tra quelli che ho già visto, ma raccoglie soprattutto ciò che noi definiamo gangster, noir, il poliziesco, il thriller. Quindi scrivo di film che ho già elencato tra i peggiori e i migliori.

A raccogliere 5 stroncature su 6 è Oxford murders – Teorema di un delitto. Poco più sotto, a 4, ci sono: Fatti della Banda della Magliana, Confidence – La truffa perfetta, Red dragon, The exorcism of Emily Rose, Il collezionista e Letters from a killer.

3 su 6 per Death of a President, Sleepers, Ocean’s twelve, Copycat – Omicidi in serie, Frequency – Il futuro è in ascolto e Black Dahlia.

 

Visti o registrati – I migliori western

Se volete proprio il meglio, se pensate che ne abbia esclusi alcuni, perché questi post sono da reintitolare Visti o registrati, dato che parlavo solo dei film che avevo registrato in quel momento oppure che avevo già visto per il blog, andate a questo link, la categoria che raccoglie i post sulla Top 2500…esagerato, direte…no, se andate anche qui vi spiego come ci sono arrivato.

Mai come in questo caso vale la precisazione che in corsivo ci sono i film che, già registrati, devo ancora vedere per colmare le mie lacune, mentre gli altri, pochi a dire la verità, li ho già visti.

Sono 4 i film con 5 voti altissimi, tra database e critici: Il mucchio selvaggio, Mezzogiorno di fuoco, Un dollaro d’onore e Sentieri selvaggi.

Ombre rosse, Sfida infernale, Gli spietati e Sentieri selvaggi (già visto? Forse merita più attenzione) ne hanno 4, ma per completezza scrivo che appena sotto ci sono due film della Trilogia del dollaro, Il fiume rosso, C’era una volta il West, Balla coi lupi, L’uomo che uccise Liberty Valance (da rivedere).

Django

Chiuso, ho chiuso con questo film la pagina generi minori. Era ora, direi, perché quei post sui migliori e peggiori sono la cosa peggiore per un blog in bassa stagione. Ora mi dedicherò ai crime, ma prima, per smentirmi, i migliori western e i migliori di quel genere che solo IMDB considera.

Django è parte di tanti, e solo uno dei miei capi è colpevole di avermelo fatto registrare. E’ un must dello spaghetti western, ma non ci sono grandi mezzi, piuttosto un’eroe solitario, una colonna sonora che qualcuno canticchia ogni tanto e una bara che per fortuna si rivela ben fornita, fino alla fine. Vedersi quest’uomo che trascina una cosa del genere nei titoli di testa fa ben pensare, ma poi si scopre che Django è girato in Spagna, che solo Leone poteva permettersi location meno europee. Un incipit che prometteva moltissimo, con i messicani che frustano una donna e poi uccisi dai razzisti del caso, questi ultimi fatti fuori dal nostro. Poi una breve introduzione del nordista, con i soliti stilemi che partono dal regista romano e arrivano a Trinità. I dialoghi sono di livello più basso, e le riprese dei volti sono meno coraggiose. Sempre trascinandosi la bara, fino alla rivelazione, e questa Leone non se la poteva immaginare. Arrivano i messicani quindi, nuovi partecipanti delle storie western, almeno dagli anni ’60, perché gli indiani li aveva uccisi tutti John Wayne. Non mi sono perso quasi niente, non penso che lo conserverò, anzi, a dire la verità ieri sera, messo in pausa il film, ho visto su Filmtv la scheda del nuovo film di Tarantino, e devo dire che forse c’ha qualche connessione…magari col seguito?